di Alessandra Serio
L'anticrimine della Polizia setaccia ex novo tutte le tracce legate al delitto. Ascoltati già diversi testimoni. Intanto a Roma è stata consegnata la raccolta di firme contro l'archiviazione da parte della procura capitolina.
Gli investigatori di Messina non vogliono lasciare nulla di intentato. Per questo stanno vagliando, una ad una ed ex novo, tutte le tracce di Attilio Manca in provincia di Messina e non soltanto: i suoi rapporti, le sue abitudini. Poi tutte le testimonianze relative alla sua morte, gli spunti di indagine venuti fuori negli anni. Infine, ancora una volta, le flebili ma ripetute della presenza di Bernardo Provenzano latitante nel messinese, e del rapporto tra il boss e l'urologo barcellonese.
E' l'ultimo capitolo del Caso Manca, quello che si è aperto in Questura a Messina. Affidata all'Anticrimine, l'inchiesta si proprone di vagliare tutto attentamente, ex novo, e sono già stati ascoltati diversi testimoni.
La novità arriva proprio mentre sono state consegnate alla Procura di Roma le 30.917 firme, raccolte dal gruppo “Attilio Manca” (Agende Rosse – Rm), per chiedere che l'inchiesta capitolina non venga archiviata.
La raccolta di firme è cominciata lo scorso 14 aprile dopo che la piattaforma change.org ha pubblicato la petizione rivolta al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, all’aggiunto Michele Prestipino e al sostituto Maria Cristina Palaia, cui hanno aderito importanti personalità del mondo dell’antimafia, della politica, dell’arte e della cultura.
Lo scorso mese di maggio, il giorno prima del 25° anniversario della strage di Capaci, Angela Manca si era rivolta alla moglie di Bernardo Provenzano esortandola a collaborare con la giustizia.
Di là della verità sul filo rosso che lega l'ex capo di Cosa Nostra al brillante medico barcellonese, i punti oscuri intorno alla sua morte sono ancora tanti.
E Angelina Manca, insieme alla sua famiglia, rimane tra le più autentiche ed impegnate esponenti dell'antimafia, instancabile divulgatrice della lotta alla mafia tra i giovani, nelle scuole, nei territori dove la morsa della criminalità è più forte, punto di riferimento e di stimolo per tanti studiosi del fenomeno mafioso, lontana da quel mondo di professionisti dell'antimafia che pure il territorio della provincia messinese ha prodotto.