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agende rosse dianidi Michela Diani
“Sperare che questa situazione non sia irreversibile, fisiologica; sperare che un giorno i cittadini possano avere sufficiente forza nelle braccia per sollevare il tacco che li sta schiacciando ormai da troppo tempo, a volte con masochistica accondiscendenza; sperare che non sia sempre il potere nelle sue varie declinazioni, ad avere la meglio sulla giustizia”

“Sperare che questa situazione non sia irreversibile, fisiologica; sperare che un giorno i cittadini possano avere sufficiente forza nelle braccia per sollevare il tacco che li sta schiacciando ormai da troppo tempo, a volte con masochistica accondiscendenza; sperare che non sia sempre il potere nelle sue varie declinazioni, ad avere la meglio sulla giustizia”. Da: Storia Doppia, Gianni Pesce, prefazione di Carlo Pesce.

E’ con le parole del libro di Gianni Pesce, ex poliziotto, e una vita al servizio dello Stato per quel ‘fresco profumo’ di cui parlavamo nello scorso articolo e che avremo il piacere di avere con noi in una delle prossime puntate di ‘Fuori dai denti’, che ho deciso di tornare a parlare delle Agende Rosse, associazione creata da Salvatore Borsellino, con lo scopo di promuovere la legalità e l’educazione alla legalità nel nostro paese. Una educazione alla legalità che si promuove in due direzioni, da una parte con quella della denuncia e della lotta aperta, della manifestazione pubblica, della piazza in campo contro la mafia e dall’altra una rivoluzione culturale che affonda le sue più profonde radici in una educazione civica di significato che riporti le vecchie generazioni e porti le nuove a una autentica espressione della parola, CITTADINO. Le buone società non sono una utopia, è che, come diceva Giovanni Falcone, ‘quando c’è da rimboccarsi le maniche, non tutti sono disposti a farlo’ e costa meno fatica dire che le cose non potranno mai cambiare. La rassegnazione e l’indifferenza sono le migliori amiche della mafia, insieme al silenzio e all’omertà.

Una parte considerevole dell’ impegno costante che essa destina è rivolto alla educazione alla legalità promossa all’interno delle scuole, senza limiti di luogo- in quanto le Agende Rosse sono diffuse su tutto il territorio nazionale – e di grado – in quanto la progettualità si rivolge sia a ragazzi delle scuole superiori che alla prima infanzia. Secondo Pino, con cui, abbiamo dialogato proprio durante una mostra presso una scuola media di Cuggiono, non è mai troppo presto per ‘insinuare’ nei bambini il concetto di educazione, educazione civica ed educazione alla legalità. E infatti, le Agende Rosse entrano nelle scuole con un linguaggio e una progettualità molto vicina ai bambini attraverso l’arte grafica, la lettura, il fumetto, il piccolo teatro rappresentato, al momento, insieme ai bambini, con lo scopo di ‘attivarli’ nella dinamica di comprensione del fenomeno della mafia. In questo senso, mi occorre indispensabile una precisazione, mafia è la ‘ndrangheta, ma mafia è anche un appalto truccato. Mafia è tutto ciò che si oppone a una onesta gestione di qualsiasi cosa. E mafia è la mentalità di cui tutti siamo un po’ culturalmente imbevuti e che ci porta ai ‘tarallucci e vino’ quando invece non dovremmo farlo. Ha toccato particolarmente le mie corde, Pino, quando ha sottolineato che chi, all’interno delle Agende Rosse, non può muoversi con la ‘rabbia buona’ della lotta contro l’ingiustizia, perché non ha subito direttamente soprusi di mafia e quindi non subisce processi giudiziari lunghissimi, possiede la passione, la passione di costruire una catena umana contro l’ingiustizia,  di raccontare il profumo di persone che hanno vissuto sulla loro pelle la lotta alla mafia. Pochi giorni fa è ricorso l’anniversario della morte di Peppino Impastato, giornalista, poeta e attivista, lui stesso proveniente da una famiglia con collegamenti di origine mafiosa, ma che ha fatto proprio della sua vita un simbolo di contrasto con essa, pur allora giovanissimo, innestando nel tessuto sociale una energica attività politico-culturale antimafiosa. Qualche mese fa è anche ricorsa la festa della mamma e non ho potuto non commuovermi di fronte al post Facebook della mamma di Attilio Manca, l’urologo che curò Provenzano, su cui ancora si attende giustizia, la quale nella esplicitazione di affetti molto profondi nei confronti delle mamme, ha sottolineato quanto è importante che una mamma sappia bene come educare i propri figli, affinché essi divengano cittadini onesti e non furbi o delinquenti, cosa che in effetti, nella nostra società non mi pare molto chiara, visto e considerato il fenomeno del bullismo dilagante che già fa emergere una incapacità diffusa della genitorialità italiana di proporsi in maniera adeguata ed efficace. Quanto vorrei che la commozione che tutti riusciamo a provare quando ci imbattiamo in questi esempi di ‘fresco profumo’ si tramutasse in impegno concreto, in azione, in contrapposizione a un sistema che non può essere cambiato da coloro che sono al potere, in quanto essi stessi corrotti, ma dai cittadini consapevoli che vi si ribellano. Dobbiamo insegnare ai nostri figli ad alzare la testa, a ribellarsi, a non accettare una società che li impecorizza e soprattutto li impecorizza male, perché siamo in una società che meccanicizza i bambini fin da piccoli, che impone loro, lo stesso ingranaggio stressante e corrotto che viviamo noi adulti e quindi trasmette loro, più o meno consapevolmente, che va bene così, mentre non va bene per nulla. Le Agende rosse siamo noi ovunque, se decidiamo di esserlo. In realtà, questa associazione, più che una associazione, rappresenta proprio quel Movimento a cui Paolo Borsellino aspirava e che avrebbe dovuto accompagnare la lotta alla mafia con il fresco profumo delle persone oneste, dei giovani, della libertà. Emerge sempre la positività del messaggio rispetto al buio.

Voglio concludere questo articolo con uno stralcio di Pippo Fava, anch’egli giornalista, a proposito del giornalismo, un pezzo che ho fatto mio nelle viscere, giacché devo ammettere che negli ultimi anni nei ho viste parecchie di cose che non vanno. E non crediate che io l’abbia fatto mio per superbia. L’ho fatto mio perché ai cittadini spetta quella sovranità detta sopra e io ho deciso di alzare le braccia per ribellarmi a quel calcagno che inopportunamente cercava di schiacciarmi.

‘Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici un buon governo’’.

Visita: micheladiani.wixsite.com/micheladiani

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