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torino piazza vittorioI dubbi della famiglia. L’inchiesta era stata archiviata in mancanza di elementi
di Massimo Numa
Forse l’avvocato di origine somala Deeqa Aden Gureye Dego, 46 anni, aveva scoperto chi gestiva, già nel 2012, la tratta di uomini dall’Africa al Nord Europa, compreso l’inquietante capitolo dei ricongiungimenti familiari attraverso passaporti ed esami del Dna falsi. Oggi, su questo racket spietato e dal giro di affari milionario, si sa molto di più. Ma l’avvocato, allora uno dei più influenti e amati portavoce della comunità somala torinese, è morta senza avere avuto il tempo di rivolgersi agli inquirenti. Aveva molta paura, in quei mesi. Qualcuno aveva scritto su Twitter, a settembre: «Deqqa sarà uccisa di notte». Firmato Careless World. Quando, la notte di lunedì 30 settembre 2012, alle 3,05, fu trovato il corpo senza vita dell’avvocato (era nata in una famiglia importante della Somalia, conosceva sette lingue ed era laureata in giurisprudenza), sul selciato del ponte Vittorio Emanuele II, si era pensato a un incidente. Gli amici e il marito Luigi Tessiore però non hanno mai avuto dubbi: era stata semplicemente uccisa.

Da subito si capì che qualcosa non tornava nella ricostruzione. Un Suv nero, mai identificato, aveva investito il corpo supino, ben visibile sotto la luce dei lampioni, ed aveva proseguito - dissero i testimoni - «senza fretta», proveniente dalla Gran Madre verso piazza Vittorio. Anche l’avvocato sembrava provenire dalla stessa direzione. Camminava barcollando, come se fosse già ferita o in uno stato di choc. La procura, il 29 maggio 2013, ha disposto l’archiviazione del procedimento 88004 a carico di ignoti per omicidio colposo, poiché non fu possibile accertare tutti gli aspetti di questa tragica vicenda, poiché il riflesso dei fari aveva impedito alle videocamere di leggere il numero di targa. L’avvocato Valentina Zancan, che tutelava la famiglia Tessiore, ricorda bene quell’indagine: «Sì, c’erano molti elementi oscuri, molti aspetti controversi ma alla fine non si arrivò a un risultato. C’erano dettagli inquietanti, irrisolti, noi siamo pronti a riprendere la battaglia legale per Deeqa, se chi sa si decidesse finalmente a raccontare quanto sa».  

Perché, in piena notte, uscì di casa da sola? Fu trovato ripiegato nella sua borsa un foglio A4 con sopra scritto con una biro (la grafia non era quella dell’avvocato) «appuntamento in Drogheria», un noto locale della movida torinese. Una persona, che lei conosceva bene, forse le aveva dunque chiesto di raggiungerla, per un’emergenza, un fatto grave, e lei - come sempre quando c’era bisogno di aiuto - si era vestita ed era andata in piazza Vittorio Veneto. Una trappola. Deeqa, fu detto, fu vista barcollare da un tassista a cui aveva chiesto di essere riaccompagnata a casa ma non aveva soldi. Forse era stata derubata e l’autista la fece scendere. La stessa richiesta fu respinta da un secondo taxista. Così, da sola, si incamminò verso il ponte.

Due testimoni, Davide C. e Stefano B., su una «Polo», videro un corpo disteso supino nella carreggiata. I due si fermarono e cercarono di soccorrerla ma Deeqa Aden Gureye Dego era già morta, con profonde lesioni alla testa. Causate da una ruota del Suv che poi proseguì la sua corsa nella notte? Dissero che era «ubriaca». Ma le analisi tossicologiche lo esclusero: aveva una percentuale di alcol dello 0,31, pari a una birra piccola, né tracce di psicotropi o droghe. Chi la colpì, forse, voleva darle solo una lezione, un messaggio violento per impedirle di occuparsi ancora dei profughi, di lottare contro il racket dell’immigrazione che già allora - gestito da somali legati ai notabili di quel paese tormentato - esisteva. L’avvocato, che aveva studiato in Italia e vissuto a Londra, dove abita tuttora una parte della sua famiglia originaria, aveva fondato a Torino l’associazione italo-somala Is Shahan. «Era una donna forte e decisa - ricorda l’amico e collaboratore Paolo Salza -. L’hanno uccisa dopo mesi di minacce. Ho un solo rimpianto, non avere insistito con lei per convincerla a rivolgersi alla magistratura. Aveva calpestato un nido di serpi».

lastampa.it

In foto: la notte del 30 settembre Deeqa Aden Gureye Dego era stata trovata morta in piazza Vittorio

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