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battaglia letizia c letizia battagliaNon solo mafia, la mostra sulla fotografa siciliana ritrae l'animo profondamente contraddittorio della Palermo degli anni di piombo
Letizia Battaglia. Per pura passione



È uno spaccato potentissimo e destabilizzante della Palermo degli anni ’80 e ’90 la mostra sulla fotografa Letizia Battaglia che il Maxxi ospita dal 24 novembre al 17 aprile 2017. Ma se la Sicilia è ancora oggi metafora dell’Italia e del Mondo ecco che “Letizia Battaglia. Per pura passione” sarebbe da consigliare proprio a chiunque, da nord a sud e oltre, perché parla del recente passato di noi tutti.

Letizia Battaglia (classe 1935) è una delle più importanti fotografe italiane, una donna incredibile che nelle sue foto ha raccontato uno dei momenti più bui della storia italiana senza mai perdere la sua attitudine positiva alla vita.

Durante la sua carriera da fotoreporter per il giornale "L’Ora" la Battaglia è riuscita nell’ardua impresa di ritrarre alla perfezione un soggetto altamente contraddittorio come la Palermo degli ultimi decenni del’900, nel pieno della seconda guerra di mafia. E infatti le foto che l'hanno resa più famosa sono proprio quelle relative alla mafia, in particolare quelle dei caduti per colpa di essa, anche se – come lei stessa afferma – il soggetto principale della sua opera più che la cronaca è sempre stato la città di Palermo in toto, la sua passione più grande.

Nata come espansione quasi naturale di una già eccezionale mostra ai Cantieri Culturali alla Zisa a Palermo, “Letizia Battaglia. Per pura passione” vanta circa duecento immagini e molto altro materiale documentario, tra cui filmati, pubblicazioni, provini, stampe.

Il percorso parte con una grande mappa di Palermo, come a rimarcare il profondo legame tra la fotografa e la città, per poi ricordarci subito dopo che nell’opera della fotografa c’è anche molto altro. La prima sala infatti ripercorre la fase iniziale della sua carriera, a partire dal primo servizio a “L’Ora” del 1969 su Enza Montoro, prostituta palermitana accusata di omicidio. Subito dopo la fotografa si trasferisce invece a Milano e inizia a collaborare con diversi quotidiani fotografando processi politici e personalità del mondo intellettuale come Pier Paolo Pasolini e Franca Rame.

È sul finire del 1974 però che la Battaglia ritorna in Sicilia e inizia la collaborazione stabile con “L’Ora” e con Franco Zecchin, con il quale fonda l’agenzia d’Informazione Fotografica per coprire il più possibile le ventiquattr’ore di notizie palermitane.

Le sezioni successive testimoniano l’impegno di Letizia Battaglia in moltissimi altri campi, dal cinema al teatro, dalla politica al sociale. Un grande spazio viene poi dedicato alla sua attività in campo editoriale, in particolare per Grandevù ed altre riviste di genere, e alle pubblicazioni della casa editrice (Edizioni della Battaglia) che fonderà negli anni ’90. Proiettati in mostra anche alcuni servizi giornalistici e documentari, tra cui una recente intervista del suo provocatorio concittadino Franco Maresco.

Non mancano i ritratti di personaggi famosi del mondo della cultura e dell’arte tra cui Frank Zappa, Renato Guttuso e Ilona Staller. A fare da controparte a questa sequenza un’altra serie documenta invece il periodo di volontariato nell’ospedale psichiatrico ritraendo i volti comuni ma segnati dall’abbandono e dall’orribile esperienza di quella pazzia ridotta al silenzio nel centro della Palermo più rumorosa.

E quando si sarebbe già soddisfatti dall’ottimo percorso sull’opera della fotografa, non ci si può che stupire accedendo alla sala dedicata ad Anthologia, la raccolta del corpus delle opere principali di Letizia Battaglia che è il nucleo dell’esposizione.

Più di centoventi tra le foto più significative dell’intero lavoro di Letizia Battaglia sono allineate in file di pannelli appesi dall’alto, ottenendo un effetto di grande impatto scenografico ed emotivo. Il turbine emozionale che crea questo susseguirsi di foto potentissime ma di natura profondamente eterogenea lascia senza parole anche per la quantità e qualità del materiale esposto, come nell’estasi del più denso barocco siciliano accompagnato dai sapori del pesantissimo cibo di strada palermitano.

Il percorso espositivo si basa fortemente su un gioco di contrapposizioni tra le foto vicine o che si guardano frontalmente oppure ancora che si danno le spalle, creando una rete complessa di significati intrinseca al labirinto di pannelli. Tutte le contraddizioni della Palermo di Letizia Battaglia si riflettono perfettamente nella sua opera e vengono accentuate grazie al lavoro dei curatori.

La povertà estrema delle strade affollate e maleodoranti ma vitali e colme di bambini è posta in contrasto con lo sfarzo dei palazzi baronali e delle loro continue feste senz’anima. Allo stesso tempo le dimostrazioni di una fede instancabile e quasi pagana delle processioni stona fortemente con le foto dei morti assassinati dalla mafia e rimanda invece a nuovi santi ed eroi contemporanei come Peppino Impastato e i giudici dell’antimafia.

E di morti infatti ce ne sono molti e anche eccellenti, in quegli anni di piombo, ma fotografati sempre con una sensibilità femminile che secondo Letizia era non solo un valore aggiunto ma anche una condizione necessaria per rifuggire il cinismo di molti colleghi. Il mondo maschile e mortifero è perfettamente bilanciato nella netta predilezione della Battaglia per la figura femminile, solitamente protagonista dei suoi scatti.

Anche nella più decadente rassegnazione del popolo palermitano e nel disastro umano causato dalla mafia Letizia era in grado di mostrare la controparte della resistenza e di un impegno ancora vivissimo non ancora sconfitto. La parentesi dei primi anni duemila, in cui la Battaglia presa dallo sconforto si trasferisce per un periodo a Parigi, è per l’appunto solo una parentesi e infatti il ritorno coincide con una svolta nella sua indagine artistica. Nel nuovo millennio infatti la sua fotografia si orienta principalmente verso rielaborazioni di opere precedenti puntando soprattutto su significativi accostamenti.

Presenti in mostra anche la celeberrima foto della bambina con il pallone e una delle foto scattate all'hotel Zagarella che ritraggono Andreotti in compagnia dei mafiosi Ignazio e Nino Salvo.

romatoday.it

Foto © Letizia Battaglia

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