“Cari amici ultimamente non ho scritto, aspettavo notizie da parte del Ministero dell’ Interno, per essere più chiari dalla commissione centrale di sicurezza, con il mio legale Katia La Barbera avevamo scritto alla commissione per l’acquisizione delle perizie. …fino ad oggi nessuna risposta ….anche se il ministero con tanto di slogan dice “chi denuncia non verrà lasciato da solo”!
Di fatto non ti lascia da solo ma non gli frega Un c… di quei padri di famiglia che con dignità hanno fatto il loro dovere e che i loro nomi sono stati dimenticati dallo stesso stato istituzionale che doveva difenderli e proteggere. Ormai c’è poco da dire …mi verrebbe da dire che non ne è valsa la pena denunciare… ma ha differenza di loro noi cittadini siamo lo STATO!!! IO SONO LO STATO, quello che o fatto lo rifarei altre mille volte.cari amici si ritorna in piazza a protestare ma stavolta di sorpresa…. non gli darò vantaggi!!! In culo alla mafia!“
Sono le parole sconfortate di Ignazio Cutrò che si possono leggere sulla sua pagina Facebook!
“Per Noi, – afferma il segretario generale della Cgil, Massimo Raso in una lettera inviata al Ministero degli interni, al Prefetto di Agrigento, alla Deputazione Nazionale, alle Associazioni Antiracket, alle Organizzazioni Sindacali e Professionali – Ignazio Cutrò è un simbolo, il simbolo di un Imprenditore che ha deciso di non sottostare al ricatto mafioso ed è diventato “testimone di giustizia”. Nelle settimane scorse, abbiamo appreso che giaceva, dal Giugno 2011, una perizia di funzionari del Ministero degli Interni nella quale emergerebbe che l’Azienda di Ignazio Cutrò andava aiutata con un mutuo da 300mila euro, di durata decennale, senza interessi”.
“Ma tale mutuo non è mai stato concesso. Scrivemmo – continua l’appello della Cgil – al Ministro degli Interni e, come adesso, a tutti quanti: ma mai una risposta, né pubblica né riservata! Non riteniamo possa essere questo il modo con il quale lo Stato “ripaga” chi si batte a viso aperto contro gli estortori. Possibile che non Vi siano strumenti veloci per intervenire affinché questa vicenda abbia fine? Noi crediamo che lo Stato abbia il dovere se ci sono stati ripensamenti ovvero di intervenire per impedire che Cutrò sia preda della disperazione. In caso contrario e preso atto del silenzio delle Istituzioni, cosa cui non vogliamo credere, è possibile che Noi, Associazioni Sindacali dei Lavoratori e delle Imprese, quelle Professionali e della “Società Civile” si possa lanciare (tutti insieme e senza primogeniture) una “colletta nazionale” per garantire ad Ignazio Cutrò quanto basta a coprire e saldare tutte i suoi debiti (che sono figli della sua scelta coraggiosa di denunciare i suoi estortori!)”.
“Non crediamo ci sia alternativa: o ci pensa lo Stato o ci dobbiamo tutti quanti far carico di questa vicenda: Ignazio Cutrò – come sempre abbiamo detto – non può e non dev’essere lasciato solo!”, conclude Massimo Raso.
Tratto da: scrivolibero.it