Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Paola Bottero
Non siamo Capaci. Lo scriveva ieri un amico su Facebook: un post secco e chiaro in ricordo del magistrato antimafia Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Un post gettato nel mare di cambi profili, selfie, dichiarazioni di amore/guerra/risentimenti, condivisioni di frasi celebri, magari impaginate in modo sgrammaticato – ma chissenefrega, la foto mi piace. Un post senza bisogno di commenti.

congiusta candela face

Non siamo Capaci? Sì. No. Forse. E anche le risposte multiple non bastano più.
Non siamo capaci. A condividere davvero: lotte, dolori, valori.
Siamo capaci. A spargere like come semi in primavera, elargendoli nelle variopinte forme di cuori, sorrisi, stupori. A sentirci a posto così. Perché l’abbiamo pure condiviso su Facebook, il post che (urla, piange, denuncia, gioisce: non ci sono differenze). Siamo capaci, soprattutto, a prendere in mano la bandiera giusta, una ogni giorno dell’anno, per sventolarla ben alta, ché tutti la vedano. E poi via, in naftalina fino all’anno successivo. Alla ricorrenza successiva. All’indignazione social(e) del giorno.

Da undici anni 23 e 24 maggio sono due giorni duri. Ogni 23 sono rapita dal vuoto che ho provato allora, all’inizio della mia vita lavorativa, quando la paura e l’impossibilità di comprendere si fissavano sulla voragine dove ora due stele rosse segnano quella lacerazione. Poi arriva il 24. Quello in cui dovresti rialzarti. Dimenticare. Accantonare. Riprendere a respirare. Ma quel 24 dal 2005 segna la consapevolezza che non occorre dedicare la propria vita alla lotta alle mafie: basta essere onesti. Basta fare nel proprio quotidiano ciò che che chiunque dovrebbe fare.

congiusta dis

Undici anni fa la ‘ndrangheta uccideva nel buio Gianluca Congiusta.
Ho imparato a conoscerlo negli anni, attraverso gli occhi e il cuore di Mario, Donatella, Roberta, Alessandra. Ma ogni 24 maggio è come se lo uccidessero di nuovo. Come se cercassero di portarselo via ancora. Penso a Luca e alle vittime innocenti della mafia che hanno segnato la mia vita molto più spesso di quanto potrei permettermelo per mantenere quella “divina (?) indifferenza” che tanto aiuterebbe a stare tranquilla.
Sono Gianluca ogni giorno. Ma oggi di più. E stasera, come ha chiesto Mario dalla sua bacheca di Facebook, accenderò la mia candela. Mi piace pensare che da qui dove sono ora, nella parte più a ponente della Riviera di Ponente ligure, possa partire un abbraccio di luce “Capace” di percorrere tutta la penisola, fino a Reggio, per poi risalire fino a Siderno, e andare oltre e oltre, magari fino a Venezia, fino a Trieste. Un abbraccio di luce Capace di riscaldare chi ogni giorno, tenendo sempre accesa la memoria, riscalda i nostri cuori, così bisognosi di reimparare a condividere davvero.

scirocconews.com

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos