GAFFE QUIRINALE
Per replicare al sito “AntimafiaDuemila” su una vicenda che riguarda le accuse del pentito Di Carlo a Bernardo, è stata usata la posta elettronica istituzionale
di Sandra Rizza
Se si tratta di bacchettare giornalisti impertinenti, può succedere che Sergio Mattarella ricorra all’ufficio stampa del Quirinale come a una segreteria privata dalla quale inviare le lettere dell’avvocato di famiglia. E così ai cronisti del sito AntimafiaDuemila, che qualche giorno fa avevano osato rilanciare sul web un articolo sui presunti rapporti con Cosa Nostra di suo padre Bernardo (ex ministro della Dc, deceduto nel ’71), il capo dello Stato ha spedito una replica scritta dal civilista Antonio Coppola, facendola partire dall’account email ufficiale del Colle. Anzi, più precisamente, del capo dell’Unità speciale per la documentazione stampa della Presidenza della Repubblica: il prefetto Costantino Del Riccio.
NON È UNA DECISIONE da poco. Inviando la lettera dalla email del numero uno dell’Unità speciale del Colle, infatti, Mattarella ha utilizzato tutto il peso simbolico della sua carica istituzionale, ma lo ha fatto in riferimento a uno scontro giudiziario che lo impegna come semplice cittadino, affiancato da alcuni familiari, dal lontano 2012: cioè da molto prima dell’elezione che lo avrebbe portato sullo scranno più alto della Repubblica. Coppola è, infatti, il legale che assiste lui e i suoi nipoti, Bernardo jr e Maria, nella causa civile intentata quattro anni fa dalla famiglia Mattarella nei confronti del giornalista Alfio Caruso, autore del libro Da Cosa nasce cosa, accusato di aver infangato la figura del patriarca Bernardo. Per questo motivo, i Mattarella hanno chiesto un risarcimento di 250 mila euro.
Ma torniamo alla gaffe istituzionale. Il primo aprile, AntimafiaDuemila riprende e rilancia in Rete l’articolo apparso sul Fatto Quotidiano il giorno prima, 31 marzo, contenente stralci delle dichiarazioni del pentito Franco Di Carlo nei confronti dello scomparso ex ministro dc. Sono rivelazioni contenute in un verbale, datato 3 marzo 2016, raccolto e depositato nella cancelleria della prima sezione civile di Palermo dall’avvocato Fabio Repici, difensore di Caruso, che ne ha chiesto l’acquisizione agli atti del fascicolo processuale. In quel verbale, il collaboratore arricchisce di nuovi dettagli quello che ha sempre sostenuto: e cioè che Mattarella senior gli fu presentato tra il ’63 e il ’64 “come uomo d’onore di Castellammare del Golfo” dal dc Calogero Volpe, a sua volta “affiliato alla famiglia mafiosa Caltanissetta”. Non è la prima volta, infatti, che Di Carlo parla del vecchio Bernardo Mattarella come di un personaggio contiguo a Cosa Nostra. Il pentito lo aveva già fatto nel ’96, subito dopo l’avvio della sua collaborazione, e poi nel 2010 nel libro Un uomo d’onore scritto dal giornalista Enrico Bellavia per la Bur. Nella prima occasione, Sergio Mattarella aveva liquidato le dichiarazioni di Di Carlo come “ridicole”. Nel 2010, invece, aveva deciso di tacere. Ma stavolta, alla terza stoccata di Di Carlo, Mattarella ha deciso di chiedere a Del Riccio di inviare direttamente dal Quirinale al cronista di AntimafiaDuemila Aaron Pettinari (autore dell’articolo incriminato), e al direttore Giorgio Bongiovanni, la stessa precisazione che l’avvocato Coppola aveva già indirizzato al Fatto Quotidiano definendo le accuse del pentito “fantasiose, incerte e contraddittorie”.
ECCO IL TESTO della missiva catapultata dal Colle: “Gentile dott. Pettinari, in relazione all’articolo da Lei firmato ‘La dichiarazione in un verbale depositato in una causa per diffamazione del cronista Alfio Caruso’, le inoltro la lettera che l’avvocato Coppola (legale della famiglia Mattarella) ha inviato a il Fatto Quotidiano e pubblicata dalla stessa testata il 1° aprile 2016”. Segue la firma: Costantino Del Riccio. E l’indicazione della provenienza: ufficio stampa Quirinale.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 10 aprile 2016
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