di Giuseppe Lo Bianco
Per informatizzare la sue strutture e combattere la corruzione rendendo trasparente il rapporto con i cittadini la Regione Siciliana impiega 83 addetti e spende 7,2 milioni di euro l’anno, “il minimo storico” visto che fino a pochi anni fa se ne spendevano cinque volte di più. Per controllare questi servizi la stessa amministrazione “brucia’’ altri 4 milioni utilizzando altri 93 dipendenti.
È il paradosso di una regione che vuole condurre a morte lenta la società Sicilia e Servizi, come ha denunciato ieri il suo presidente, l’ex pm Antonio Ingroia, che alla politica regionale ha lanciato una sorta di ultimatum indirizzando una lettera al governatore Crocetta, agli assessori Baccei e Lantieri, al capo dell’ufficio informatico Maurizio Pirillo e al ragioniere generale Salvatore Sammartano: “Dica se sta dalla parte del progetto di legalità e sviluppo che abbiamo avviato in questi anni, oppure da quella delle lobby affaristiche che mirano a far fuori me e a mettere le mani sui 400 milioni di euro che l’Ue mette a disposizione dell’informatica siciliana’’.
Tutto nasce, ha detto Ingroia, da un emendamento in finanziaria che “taglia’’ 1,8 milioni di euro alla società, e afferma che la Regione “può” rivolgersi ad aziende esterne, “dando il via libera alle lobby dopo che una legge approvata 30 giorni fa - ha detto l’ex pm - sostiene che SieSe è strategica’’. Non
solo, ma è previsto anche il ridimensionamento dello stipendio dei dirigenti e “potrei ritrovarmi - dice Ingroia - unico capitano nella nave che affonda’’. La società avrebbe anche bisogno di collaudare alcuni servizi, “ma nonostante il 4 febbraio il dirigente Pirillo abbia promesso che entro una settimana si sarebbero fatti i collaudi, non sono riuscito piu’ a sentirlo e il suo cellulare risulta staccato’’.
Tra le accuse di Ingroia una riguarda anche un vero e proprio peculato, il pagamento di un debito “fuori bilancio’’ a una società fornitrice pari a circa 1,8 milioni di euro, “guarda caso - dice il direttore generale Dario Colombo - una cifra analoga a quella che è stata sottratta in finanziaria’’. Il pagamento è stato compiuto dal predecessore di Pirillo, cugino del direttore commerciale della società creditrice, e sull’episodio Ingroia ha annunciato una denuncia alla procura e alla Corte dei conti.
Finora le accuse dell’ex pm hanno provocato un balletto di dimissioni poi revocate dell’ufficio informatico regionale, Pirillo, e il silenzio della politica regionale. Ma Ingroia non demorde: “Farò una lettera ogni due o tre giorni - promette - attendo segnali forti dalla politica di maggioranza e di opposizione. La Sicilia digitale è fondamentale per combattere la corruzione e io ho fatto risparmiare il 400 per cento delle spese: insisterò fino a quando ci saranno le condizioni per portare a termine il mio lavoro’’.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano 24 febbraio 2016
Foto © Amedeo Cadeddu
ARTICOLI CORRELATI
Sicilia e-Servizi perde monopolio, Regione apre a privati
Anticorruzione hi-tech, l'affondo di Ingroia
- Dettagli
- amduemila-1