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Verdetto Ue "lascia intatte le accuse", e' solo un "contentino"
14 aprile 2015
Roma. "Le accuse contestate a Contrada e per le quali i magistrati italiani lo hanno condannato in via definitiva non sono state messe in discussione dalla Corte di Strasburgo che, infatti, gli ha riconosciuto solo il minimo liquidabile per danni morali, diecimila euro, e solo duemilacinquecento euro di spese legali a fronte delle imponenti cifre richieste dalla sua difesa". Lo sottolinea Vito D'Ambrosio, sostituto procuratore generale della Cassazione, interpellato a proposito del verdetto Ue sull'ex poliziotto del Sisde condannato a dieci anni di carcere per aver aiutato i latitanti di Cosa Nostra. Per D'Ambrosio - che è stato uno dei tre Pg della Suprema Corte applicati al maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone - quella ottenuta da Contrada non è una sentenza per la quale lasciarsi andare "a trionfalismi" perché la Corte di Strasburgo "ha riconosciuto il concorso esterno come figura di reato legittima". "Infatti i giudici europei - prosegue D'Ambrosio - non dicono che Contrada è stato condannato per un reato che non esisteva ma solo che è stato condannato per un reato che, a loro avviso, si stava delineando e approfondendo ma che, sicuramente, è da ritenersi 'stabilizzato' dal 1994". Secondo D'Ambrosio, che attende di poter leggere le motivazioni di Strasburgo, "questa sentenza, pur nel suo ristretto ambito di accoglimento del ricorso di Contrada, dimostra la scarsa dimestichezza dei giudici europei nei confronti della criminalità organizzata che è un fenomeno che non conoscono perché i loro Paesi non hanno una piaga del genere. E' innegabile che l'alta Corte si muove con difficoltà su questo terreno!". Tuttavia, "si tratta di una pronuncia che non incide assolutamente sulla sussistenza dei reati oggetti della condotta contestata a Contrada. E' solo un 'contentino'", conclude D'Ambrosio.

ANSA

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