di AMDuemila - 30 gennaio 2015
"L'amara conclusione della vita imprenditoriale del testimone di giustizia Ignazio Cutró rivela ancora una volta l'inefficacia delle attuali leggi in vigore a favore di chi coraggiosamente si ribella alla mafia, denunciando. Le istituzioni siano alleate con chi combatte la mafia in prima linea, e non una controparte che costringe il cittadino onesto a soccombere". L’ha detto Vincenzo Conticello, imprenditore antiracket siciliano, che ha manifestato la sua vicinanza a Ignazio Cutrò, imprenditore edile di Bivona (Agrigento) e testimone di giustizia che, dopo anni di battaglie, ha dovuto chiudere l’attività. Proprio ieri aveva lanciato un ultimo, disperato appello. "La mia azienda edile non esiste più per i debiti che in questi anni di non lavoro si sono accumulati - aveva detto Cutrò - è stata cancellata dal silenzio dello Stato, dall'omertà di uno Stato che a parole fa la lotta alla mafia e nei fatti abbandona chi denuncia". "Vedo specchiata nel dramma di Ignazio Cutrò la mia vicenda - ha aggiunto Conticello - Costretti entrambi ad abbandonare le attività produttive. Senza adeguato sostegno per resistere nella trincea dove la mafia voleva prenderci tutto, e dove adesso rischiamo di perdere tutto. Sono trascorsi due anni da quando mio fratello ed io siamo stati costretti a svendere la nostra storica azienda perché sommersi dai debiti contro l'erario generati tutti tra il 2006 e il 2012, quindi nel periodo delle denunce, degli arresti, dei processi e delle condanne. La triste vicenda di Ignazio Cutró - ha concluso - conferma ancora di più come la vita dei cittadini onesti e delle loro famiglie non sia sufficientemente tutelata da parte delle istituzioni”.
Fonte ANSA