29 ottobre 2014
Firenze. "Se si fosse parlato di vittime di via dei Georgofili la deposizione del Presidente della Repubblica al processo trattativa Stato mafia sarebbe stata offuscata da una nota stonata. Il Capo dello Stato ha fatto il suo dovere e noi lo abbiamo apprezzato, ma resta il fatto che dopo 20 anni troppi "non so, non ricordo" sono la costante di ogni deposizione istituzionale sulla morte dei nostri figli". Lo afferma in una nota di commento Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime di via dei Georgofili di Firenze, riguardo alla deposizione di ieri al Quirinale di Giorgio Napolitano. "Non siamo inoltre d'accordo sul presunto colpo di Stato paventato prima dal presidente Ciampi e ieri ancora invocato all'udienza del Quirinale - continua la nota - Non ci crediamo perché il giudice Gabriele Chelazzi non ci ha mai creduto. Non c'erano in Italia le premesse per un colpo di Stato, diceva: tutti rubavano ed erano gratificati, c'era infatti tangentopoli che infuriava". "La mafia - commenta ancora l'associazione - però aveva bisogno di annullare il 41 bis, di non farsi togliere i beni illeciti, di buttare a mare i collaboratori di giustizia e voleva la dissociazione, questo sì. E ha cercato con tutti i mezzi di farsi dare ciò che voleva richiamando all'ordine traditori che avevano preso i suoi voti e non ritornavano quanto promesso, alzando il tiro della contrattazione a livello istituzionale massacrando civili" nelle stragi del 1993. "Massacri - conclude - sì congeniali ai fini di cosa nostra, ma molto, molto sottovalutati a livello istituzionale”.
Ansa