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gelli-licio2Club’ e ‘ritocchi’, il dizionario di Gelli in Parlamento
di Gianluca Roselli - 18 ottobre 2014
Nel libro “Loggia P2” si analizza il linguaggio massonico, ancora in voga. De Mauro: “è la mediocrità che tiene in scacco il paese”
La massoneria negli ultimi anni sembra tornata di gran moda. E a mettere il sigillo al fenomeno è stato addirittura il Corriere della Sera, guarda caso il quotidiano maggiormente coinvolto nello scandalo della P2 con un editoriale in cui il direttore Ferruccio de Bortoli ha tirato in ballo “l’odore di massoneria” riguardo al patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi. Ma protagonista della politica attuale è anche il linguaggio massonico.
Nella forma e nella sostanza. Spunti in tal senso si possono trovare in un libro, Loggia P2, il piano e le sue regole (120 pag, Castelvecchi), curato da Giuseppe Amari e Anna Vinci. E a fornirli sono i capitoli in cui Tullio De Mauro (linguista ed ex ministro dell’Istruzione) e Giovanna Leone (psicologa sociale) hanno analizzato il linguaggio e la semantica della Loggia P2 utilizzati negli scritti di Gelli, a partire dal famoso “Piano di rinascita democratica”. Un linguaggio che De Mauro definisce “stilisticamente sciatto”, a volte anche “sgrammaticato”, ma che serve perfettamente allo scopo. “Le parole sono ben pensate e raccordate per veicolare il disegno e lo spirito dei promotori”, scrive De Mauro. “Un uso del linguaggio distorsivo e ambiguo che si ritrova anche nella propaganda politica dei nostri giorni. Del resto Gelli era una figura mediocre che è riuscita a tenere in scacco l’Italia per un decennio grazie alla fascinazione delle parole”, osserva lo studioso.
E questo rimanda alle figure politiche che hanno comandato nel nostro Paese negli ultimi vent’anni. A partire da Silvio Berlusconi. Che alla P2 era iscritto. E che nei suoi programmi politici ha traslato diversi concetti del “Piano di rinascita”. A partire dalla limitazione del potere dei magistrati e dei sindacati fino allo svuotamento della funzione della Rai e alle modifiche alla Costituzione. Ma soprattutto l’occupazione del potere per perseguire affari e finalità personali. Nel piano di rinascita si usa anche la parola “club”, che l’ex Cavaliere usa come perno della struttura leggera dei suoi partiti. Poi c’è la “semantica dei contrari”.
Gelli spesso afferma una cosa per intendere l’esatto contrario. Oppure esprime un concetto per mandare messaggi subliminali. Ovvero esattamente ciò che accade nella politica dei giorni d’oggi. L’esempio principe si trova nel primo punto del “Piano”, che inizia con una negazione: “L’aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente o intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema”. Ma occupare tutti i gangli del potere per dirigere lo Stato non equivale a rovesciare un sistema? Oppure la famosa intervista che Maurizio Costanzo (iscritto alla Loggia) gli fece il 5 ottobre 1980 sulle pagine del Corsera. Articolo in cui Gelli nega di essere a capo di un’organizzazione che vuole controllare l’Italia, dando un’immagine della P2 come di un gruppo di boy scout, salvo poi tradirsi all’ultima domanda. “Da bambino cosa voleva fare da grande?”, chiede Costanzo. “Il burattinaio”, la risposta del Venerabile. Secondo questa logica, i “ritocchi alla Costituzione” significano il suo smantellamento. Il “sollecitare” qualcuno rimanda agli avvertimenti mafiosi. E “rivitalizzare” significa in realtà stravolgere. Modalità di “mascheramento” che ritroviamo oggi. Nelle leggi ad personam fatte passare come provvedimenti a vantaggio di tutti (Berlusconi). Nelle modifiche alla Costituzione o allo Statuto dei lavoratori vendute come necessarie per modernizzare il Paese (Renzi). O nell’utilizzo dell’allarme economico per giustificare scelte politiche (Napolitano).
Se poi ci limitiamo strettamente al linguaggio, l’uso di termini come “Popolo delle libertà” o “partito dell’amore” rientrano perfettamente in questo quadro. “Con la P2 è stato fatto un uso depistante del linguaggio che ritroviamo anche oggi. La massoneria in Italia non è mai passata di moda”, sostiene Giuseppe Amari. “C’è il linguaggio ma c’è anche la metodologia, perché uno dei motivi del successo della P2 era la capacità di gestire le informazioni. Più cose sai sulle persone e più sei in grado di ricattarle e manovrarle”, osserva Anna Vinci. Mentre secondo il professor De Mauro, “un nuovo Gelli riuscirebbe a fare proseliti anche oggi: gli italiani non hanno sviluppato alcun anticorpo”.

Tratto da: La Repubblica del 18 ottobre 2014

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