11 luglio 2014
Palermo. "Onorevole Presidente, tre Procure della Repubblica hanno lavorato e continuano a lavorare per venire a capo delle responsabilità penali di chi ha organizzato la strage di Via D'Amelio, di chi ha ucciso in via dei Georgofili o fatto esplodere le bombe a Milano o in via Fauro a Roma, nella primavera-estate '93. Centrale per un'indagine è la valutazione sull'atteggiamento tenuto dai responsabili istituzionali addetti in quel periodo all'applicazione del regime del carcere duro".
E' il passaggio conclusivo della lettera scritta dall'ex ministro Nicola Mancino al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano consegnata dal segretario generale del Quirinale Donato Marra alla corte d'assise che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia. Nella missiva Mancino lamentava l'assenza di un coordinamento investigativo nelle indagini condotte dai pm di Firenze, Palermo e Caltanissetta. "La domanda che mi pongo, onorevole Presidente, - scriveva l'ex politico Dc, che nel processo sulla trattativa è indagato per falsa testimonianza - è se un ordinamento come quello italiano non abbia, come io invece credo che debba avere ed ha, gli strumenti utili a dare alle indagini quella unitarietà di indirizzo di procedure e di motivazioni che, attraverso un unico organo giudiziario, possa esprimere coerenti conclusioni sui fatti oggetto di indagini penali e sulle motivazioni che le hanno originate". "A me, se me lo consente Signor Presidente, la probabilità che tre Procure, tre organi giudiziari possano concludere sui fatti di via D'Amelio in modo difforme non appare in armonia con il nostro ordinamento. - concludeva - Non chiedo interventi che possano provocare polemiche, ma mi attendo iniziative da parte di chi è preposto alla tutela dell'unitarietà della giurisdizione. La ringrazio per l'attenzione che può riservare alle mie considerazioni e la saluto rispettosamente".
Fonte ANSA
La lettera di Mancino a Napolitano: "Serve armonia giurisdizione"
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