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Le inchieste di Daniele Biacchessi - 28 marzo 2014
Binnu Provenzano è gravemente malato da tempo ed è ricoverato nell'ospedale di Parma. Quelli che lo hanno in cura dicono che non è per niente lucido. A fine gennaio dovevano notificargli la partecipazione in videoconferenza ad una provenzano-audioudienza davanti alla Corte d'assise di Trapani. Al vice sovrintendete di polizia giudiziaria, Binnu non dava risposta, neppure una parola, restava a guardare il soffitto con gli occhi sbarrati. Il referto parla di "grave decadimento cognitivo dovuto a sindrome extrapiramidale e agli esiti di devastante emorragia celebrale". Quindi Binnu non è oggi in grado di essere presente a nessun processo a suo carico, a cominciare da quello delicato sul rapporto tra Stato e mafia in corso a Palermo. Nonostante questa conclamata situazione, la Direzione nazionale antimafia ha dato parere favorevole al rinnovo del carcere duro, mentre le procure di Palermo, Firenze e Caltanisetta sono d'accordo nella detenzione ordinaria. In questa diatriba si è inserito il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha riconfermato per Provenzano il regime di 41 bis che sarebbe dovuto scadere oggi. Perché? Perché secondo il ministro orlando, Binnu non è lucido ma resta il capo indiscusso di Cosa Nostra. Non sappiamo quale conoscenza di cose di mafia abbia il giovane ministro Orlando, quanta lettura possa sfoggiare su libri o documenti giudiziari, quanta sia la sua reale capacità di intravedere gli sviluppi, le attuali e future trame, i legami politici dell'organizzazione criminale più antica nel nostro Paese. Sappiamo però che lo stato di salute di Provenzano non è certamente compatibile con il suo ipotetico ruolo di attuale capo di Cosa Nostra. Non comanda più lui l'organizzazione. Lo confermano le recenti intercettazioni ambientali eseguite in carcere nei confronti di Totò Riina. Lo assicurano i movimenti di certi personaggi che ruotano intorno alla figura centrale di Matteo Messina Denaro, rimasto l'unico latitante ancora in attività della vecchia Cupola mafiosa. E lo stesso scontro tra organi competenti, Dna contro tre procure, dimostrano che Cosa Nostra si è evoluta, ha cambiato volto, non gli servono più i pizzini per comunicare indicazioni. Oggi fa patti con altri gruppi come la 'ndrangheta, per anni sua avversaria, e attraverso di essa con le mafie più pericolose del mondo, narcos messicani e colombiani in primis.E'su questo sacro sodalizio criminale che gli investigatori più seri e competenti concentrano la loro azione.

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