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Antonio Ingroia

Antonio Ingroia

Angela Manca, madre di Attilio, con Ingroia

Angela e Gianluca Manca con il loro legale di parte civile Antonio Ingroia

Angela Manca

Angela Manca, madre di Attilio

L'avvocato Repici

L’avvocato Fabio Repici, legale di parte civile dei Manca insieme a Ingroia

Il pm di Viterbo Renzo Petroselli

Il pm di Viterbo Renzo Petroselli

Attilio Manca

Attilio Manca

L'imputata rinviata a giudizio - Le arringhe dei legali di parte civile Fabio Repici e Antonio Ingroia
3 febbraio 2014
Viterbo.
(s.m.) – E processo sia. Monica Mileti, unica imputata per la vicenda di Attilio Manca, comparirà davanti al giudice il 12 giugno.

Il gup di Viterbo Franca Marinelli l’ha rinviata a giudizio oggi pomeriggio per spaccio. Un quarto d’ora scarso di camera di consiglio per decidere che la posizione della 50enne romana va approfondita in dibattimento, come chiesto da accusa e parte civile. “Hanno accolto la nostra istanza di giustizia”, commenta soddisfatto l’avvocato dei Manca, Antonio Ingroia, all’uscita dall’aula.

Per il pm Renzo Petroselli è stata Monica Mileti a cedere a Manca la dose di eroina che lo ha ucciso la notte del 12 febbraio 2004, a 35 anni. Il corpo riverso sul letto, nella sua casa a Viterbo. Sul braccio i segni delle due iniezioni letali.

La procura non ha dubbi che sia stata overdose. Per questo ha chiesto il rinvio a giudizio dell’imputata per spaccio e la prescrizione dell’altro reato di omicidio colposo per cessione di droga.

Tramite i loro legali, all’udienza preliminare, i Manca oggi hanno chiesto lo stesso. Ma solo per avere il processo. “Non vogliamo accanirci contro l’imputata e non vogliamo risarcimenti – dichiara Ingroia a fine udienza -. Vogliamo solo poter fare in sede processuale quello che la procura non ha fatto finora: indagini. Davanti a un giudice terzo che possa decidere libero da condizionamenti. Non rinunceremo a fare tutto ciò che sarà in nostro potere per far emergere la verità al processo”.

Ingroia e Repici hanno parlato circa mezz’ora a testa. Arringhe dure, che non hanno risparmiato aspre critiche alle indagini del pm Petroselli. Un excursus di dieci anni di attività della procura, in chiave polemica. “Manca si drogava e lo faceva nel modo più difficile – dice ironico Repici -: con la mano sinistra. La mano sbagliata, perché lui non era mancino”. Per la parte civile le osservazioni sull’ambidestrismo del medico, che gli avrebbe permesso di bucarsi anche con la mano sinistra, sono “una bestemmia contro il buonsenso e un’infamia all’intelligenza”. I legali di parte civile parlano di “cose inenarrabili accadute in questo palazzo di giustizia, che rendono necessario un vaglio del dibattimento”.

Ingroia si dice “stupefatto e desolato”. Accusa la procura di essere stata “cieca davanti all’evidenza dei fatti e sorda davanti alle richieste dei familiari”. Familiari tornati per l’ennesima volta in aula, a Viterbo, più agguerriti che mai. “Non ci arrenderemo”, dice il fratello del medico, Gianluca Manca.

In aula, il suo avvocato Antonio Ingroia parla di “vuoti di prova che derivano da un vuoto di indagini”. Con Attilio Manca che “da vittima, è diventato l’imputato occulto del processo. Additato dagli inquirenti come consumatore di droga costante e abituale”. E la madre di Attilio, Angela Manca, rincara la dose: “Il pm ha fatto indagini-farsa e si è trasformato nel primo accusatore di mio figlio”. “Eppure – ha continuato l’ex pm – non bisogna essere medici legali per accorgersi della messinscena della scena del delitto: Manca ha il setto nasale deviato ed ecchimosi sui polsi. Come si concilia con l’overdose?”. “Verità” è la parola che l’ex pm di Palermo ripete più volte con forza. E a proposito dei “vuoti delle indagini”, fuori dall’aula cita un passaggio del film “Blade Runner”: “Ho visto cose che voi umani… cose mai capitate in 25 anni di esperienza di magistrato”.

L’avvocato Cesare Placanica basa la difesa di Mileti sulla “totale mancanza di prove”. “Una galassia sbrindellata di indizi non può essere il presupposto del processo – ha dichiarato in aula il legale -. L’accorato appello della parte civile per ottenere giustizia non può pesare sulle spalle della mia cliente”. Dell’imputata, gli stessi avvocati di parte civile, fino a ieri, sostenevano l’innocenza.

Oggi dicono che “ci sono elementi a suo carico che vanno approfonditi”. Ma l’interesse della parte civile, in realtà, era arrivare alla fase successiva: il processo. “Non vogliamo un colpevole a tutti i costi – ha dichiarato Ingroia -. Vogliamo solo la verità”. E annuncia una lunga lista di testimoni da presentare al processo.

tusciaweb.eu

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