L'ex pm farà un'inchiesta sui 76 dipendenti assorbiti due giorni fa da Sicilia e-Servizi. "Avrei potuto anche dimettermi, ma non l'ho fatto assumendomi la responsabilità di rimettere a posto la società"
23 gennaio 2014
Dal figlio dell'ex capo di gabinetto di Cuffaro, Massimo Sarrica, all'ex consigliere comunale dell'Udc Filippo Fraccone. Dal presidente del consiglio comunale di Raffadali, al figlio dell'autista del direttore dell'Irfis Enzo Emanuele. E poi tanti impiegati di Belmonte Mezzagno, paese dell'ex ministro Saverio Romano. Ecco la carica dei "raccomandati": tutti balzati negli organici di Sicilia e-Servizi, quindi sul groppone della Regione, attraverso il trasferimento di 74 dipendenti dal socio privato. Nella lista pure il genero del mafioso Giovanni Bontate, ucciso nel 1988. Un'operazione firmata dal commissario della spa, l'ex pm antimafia Antonio Ingroia che ieri pomeriggio diceva: "Non potevo consentire che l'attività si fermasse". E ancora: "Le colpe dei padri non ricadono sui figli". Ma, dopo i servizi pubblicati oggi su "Repubblica" in edicola, Ingroia corregge il tiro e annuncia una commissione speciale. L'ex pm farà un'indagine che dovrà concludere entro due mesi sui 76 dipendenti assunti due giorni fa da Sicilia e-Servizi, la società della Regione di cui l'ex pm è commissario liquidatore, per stabilire che tipo di competenze hanno e se dunque potranno essere confermati dopo i 4 mesi di prova. Si tratta di personale assunto qualche anno fa dal socio privato di Sicilia e-Servizi, che intanto è diventata interamente pubblica e che il governo dieci giorni fa, con la Finanziaria, ora considera strategica, dunque non più in liquidazione. "Abbiamo deciso di assumere il personale proveniente dall'ex socio privato perché la Regione non ha tra i propri dipendenti le figure professionali per gestire il servizio - spiega Ingroia - In questo modo abbiamo evitato il blocco del sistema informatico che avrebbe mandato in tilt la Regione, mettendo a rischio le prenotazioni negli ospedali, il servizio del 118 e l'intera macchina burocratica". Sui nomi degli assunti Ingroia afferma: "In questa fase era fondamentale evitare il blocco del servizio, che sarebbe scattato tra un paio di giorni in quanto la procedura di mobilità, disposta dall'ex socio privato, per le 76 persone scadeva a breve. Non avevamo scelta. In Sicilia c'è il blocco delle assunzioni, potevamo solo assumere personale che aveva precedenti rapporti con l'amministrazione, come in questo caso". Ingroia aggiunge: "Ho preso in mano questo incarico alla vigilia del blocco delle assunzioni e nel pieno del contenzioso tra Sicilia e-Servizi e socio privato; in cinque anni nessuno aveva mai controllato nulla, avrei potuto anche dimettermi, ma non l'ho fatto assumendomi la responsabilità di rimettere a posto la società".
Ingroia assume gli amici di Cuffaro poi crea una commissione per indagare
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