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grillo-tuttiaromaELEZIONI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
di - 20 aprile 2013
La mobilitazione a Montecitorio. La polizia chiude la piazza. Fico: «Alzare l'ascia di guerra». Rodotà prende le distanze

I Cinque Stelle l'hanno chiesto fino all'ultimo. «Si voti Rodotà». E alla notizia che Napolitano è stato eletto presidente della Repubblica, la piazza esplode. Fuori i fischi, dentro i parlamentari del M5S non si uniscono all'applauso. Il tutto mentre Beppe Grillo urla al colpo di stato e parte da Udine per Roma, per unirsi ai manifestanti che protestano davanti alla Camera.

«TUTTI IN PIAZZA» - Momenti concitati, dunque. Mentre il Parlamento elegge il presidente della Repubblica, in centinaia si accalcano in piazza Montecitorio. La polizia blocca tutti gli ingressi per evitare problemi di ordine pubblico. Grillo invoca la mobilitazione di massa: «Io sto andando a Roma in camper. Ho terminato la campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia e sto arrivando. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese». Poi denuncia che il blog è sotto attacco e su Twitter lancia l'hashtag #tuttiaroma. Il deputato Roberto Fico gli fa eco: «Il paese è in rovina esclusivamente grazie a loro. Oggi più che mai va alzata l'ascia di guerra, l'ascia della democrazia, della libertà e del cambiamento fatto di comunità, conoscenza e progetti. Si sono arroccati nel palazzo, chiusi, barricati, soli. Sono disperati». Un'iniziativa e parole che non piacciono a Roberto Maroni della Lega: «Le stesse cose di Grillo le dicevano Mussolini o Hitler. Il parlamento è la sede della democrazia». Perfino Stefano Rodotà prende le distanze dalla mobilitazione e dice: «Il dissenso va espresso nelle sedi istituzionali».

FOTOGALLERY «#Tuttiaroma». L'hashtag scatena la Rete

MOMENTI DECISIVI - Il piano politico dei Cinque Stelle non è andato in porto. Non importa se anche i parlamentari di Sel abbiano fatto convergere i loro voti su Rodotà. Un Napolitano bis ha messo d'accordo destra e sinistra. E la matematica inevitabilmente ha dato ragione all'asse Pd-Pdl-Scelta Civica-Lega. Dal blog, Grillo tuona: «Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. È in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale».

La capogruppo del M5S Lombardi davanti a Montecitorio (Ansa)IL NOME DI RODOTA' - Nei giorni scorsi in un videomessaggio il leader del M5S aveva invitato Bersani e il Pd a convergere sul nome del giurista. «Poi inizieremo a parlare». Un appello che però non è stata ascoltato dalla dirigenza del Partito Democratico. Prima Marini, Prodi. Ma Rodotà, no. Anche di fronte all'istanza dei giovani che hanno occupato le sedi di partito chiedendo un cambiamento e un rinnovamento, in largo del Nazareno si è deciso di non piegarsi ai Cinque Stelle. «È ovvio che il primo partito vuole un suo candidato», aveva tagliato corto Anna Finocchiaro dopo le dimissioni di Pierluigi Bersani.

VIDEO La protesta dei Cinque Stelle a Montecitorio

«C'ERAVAMO TANTO AMATO» - «Rodotà è il nome proposto dai cittadini italiani». Nelle ultime ore Vito Crimi e Roberta Lombardi non hanno fatto altro che ripeterlo. Un mantra, cui però non è seguito un ragionamento di autocritica sui metodi usati per scegliere la sua candidatura e sulla mancata pubblicazione delle preferenze ottenute. Oggi Crimi e Lombardi aggiungono: «Non è nemmeno un nome grillino, è un uomo del Pd. E allora perché non rispettare la volontà del popolo?». Un golpe, un inciucio, un de prufundis. La scelta di chiedere a Napolitano di ricandidarsi non piace e viene definita dalla stessa Lombardi «ottima per un paese che non sa e non vuole scegliere». C'è chi poi ironizza: «C'eravamo tanto Amato. C'era una volta Napolitano...anzi c'è ancora. I partiti hanno gettato giù la maschera!», denuncia su Facebook il Cinque Stelle Riccardo Nuti, parlamentare del M5s. Il tutto mentre Pierluigi Bersani si è affrettato «Vorrei chiarire che con Napolitano si è discusso soltanto di presidenza della Repubblica e di un suo eventuale nuovo mandato». Ma c'è chi parla di Amato premier già per lunedì mattina.



Tratto da: corriere.it

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