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napolitano-giorgio-web32 aprile 2013
Palermo. “Ciò che sta accadendo al Pm palermitano Nino Di Matteo è sconcertante. La Storia, evidentemente, non ha insegnato nulla a questo Paese. Quando si aprono crisi politiche e istituzionali a qualcuno serve versare del sangue innocente e far passare in secondo piano le verità scomode. Ricordo benissimo il periodo precedente le stragi del 1992-1993 e ritengo che l’attuale momento storico disegni un quadro a tinte ancora più fosche.

Retoricamente mi chiedo dove siano i leader politici nel momento in cui il Pm Nino Di Matteo, ultimo baluardo per la ricerca di verità e giustizia sugli anni più bui della storia italiana, viene gravemente minacciato. Forse preferiscono, con il loro silenzio, avallare le sentenze di morte emesse non da Cosa Nostra ma da piani più alti.
Forse perché ognuno di loro ha qualcosa da nascondere. Dove sono tutti i filosofi e gli intellettuali, gli studiosi e i tecnici che in questi anni hanno pontificato dagli studi televisivi su mafia e malaffare? Dove sono, adesso che c’è da scardinare quel falso storico che identifica la mafia come un’entità diversa dalle istituzioni deviate? Non ci servono le ipocrisie, le lacrime e le espressioni contrite durante le commemorazioni e i grandi eventi che ricordano le stragi e i morti innocenti. C’è bisogno di coraggio e dell’assunzione di responsabilità, concreta, da parte della politica e delle Istituzioni”.
Sonia Alfano, presidente della Commissione Antimafia Europea, si dice “molto preoccupata” dalle minacce giunte in procura a Palermo per il Pm Nino Di Matteo “perché
l’intento è chiaro: si vuole cancellare con un colpo di spugna ciò che è successo negli ultimi vent’anni e ciò che sta accadendo ancora oggi”. “Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - aggiunge - invece di occuparsi, con provvedimenti piuttosto discutibili perché non previsti dalla Costituzione, delle nomine di discutibilissimi ‘saggi’, prenda il proprio aereo personale e si precipiti a Palermo per partecipare a qualsiasi iniziativa utile. Si ponga non al fianco di Di Matteo, ma davanti. Faccia da scudo. Lo farà? Ovviamente i miei interrogativi sono retorici, dal momento che questa sovraesposizione e certi provvedimenti disciplinari, sono frutto di battaglie del Quirinale per evitare che certe verità emergano. Proprio queste battaglie - conclude Alfano - hanno avversato il lavoro di Di Matteo...”.

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