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Dopo le polemiche sulle intercettazioni che hanno toccato il Quirinale, nel ventesimo anniversario della strage il presidente si pronuncia contro i "difetti di collaborazione" delle inchieste e "pubblicità improprie". Dura reazione del fratello del giudice assassinato

“Nessun ritardo” nell’accertamento della verità sulla strage di via D’Amelio, ma è anche importante “scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità a esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione”. Lo afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio per il ventesimo anniversario dell’assassinio di Paolo Borsellino e dei cinque agenti di polizia della sua scorta. Un intervento particolarmente atteso dopo lo scontro tra il Quirinale e la Procura di Palermo relativo alle indagini sulla trattativa Stato-mafia e alle intercettazioni telefoniche che avrebbero coinvolto lo stesso Napolitano.

E infatti le parole del capo dello Stato scatenano immediatamente la polemica: ”Ho ascoltato le parole del messaggio del Capo dello Stato e, a parte qualcosa, devo ammettere che ci sono parole agghiaccianti come quando parla di ‘sovrapposizione delle indagini’ sulla trattativa e sulla strage di via D’Amelio”, afferma Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato, intervenendo a Palermo alla commemorazione della strage di via D’Amelio.

“Paolo ha cominciato a morire quando quello in cui credeva gli si è rivoltato contro. Io adesso pretendo verità e giustizia”, aggiunge la sorella Rita Borsellino nell’intervento al Palazzo di Giustizia di Palermo in un’iniziativa organizzata dall’Anm, salutato da un lunghissimo applauso. “Paolo è stato ucciso troppe volte, non permetterò che venga ucciso un’altra volta. Non vogliamo più cortei di morte, ma iniziative di vita. Palermo, la speranza, la giustizia, e la verità – ha concluso Rita Borsellino- devono vivere”.

“Come ha fermamente dichiarato il Presidente del Consiglio Senatore Monti“, scrive Napolitano, “‘non c’è alcuna ragion di Stato che possa giustificare ritardi nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità’”. E neppure “ritardi e incertezze nella ricerca della verità specie su torbide ipotesi di trattativa tra Stato e mafia”.

Il testo è destinato alla commemorazione promossa dall’Associazione Nazionale Magistrati a Palermo. “E proprio a tal fine – continua Napolitano – è importante scongiurare sovrapposizioni nelle indagini, difetti di collaborazione tra le autorità ad esse preposte, pubblicità improprie e generatrici di confusione”. Un nodo sul quale “deve vegliare tra gli altri il Presidente della Repubblica, cui spetta presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura: e deve farlo, come in questi anni ha sempre fatto, con linearità, imparzialità, severità”.

Il presidente si rivolge direttamente alle toghe: “Vedete, signori magistrati di Palermo, appartengo a una generazione che ha conosciuto la tragedia della guerra fascista e del crollo dell’8 settembre 1943, e ha giovanissima abbracciato l’impegno politico, pur da diverse posizioni ideologiche, nello spirito della Resistenza trasfusosi poi nella Costituzione”, conclude Napolitano.

“In quel contesto, la lotta conseguente contro la mafia, senza cedimenti a rassegnazioni o a filosofie di vile convivenza con essa, è divenuta parte integrante della nostra scelta civile sin da quando ci giunsero gli echi dell’eccidio di Portella della Ginestra. Sono di recente tornato laggiù – conclude – per rinnovare un omaggio e un giuramento a cui sempre sono rimasto e sempre limpidamente rimarrò fedele. Pensando con commozione a Paolo Borsellino, a tutti coloro che sono come lui caduti in nome della legge, e sentendomi al fianco di quanti ne continuano l’opera”.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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