16 marzo 2012
Palermo. “Ieri sera una buona parte dei cittadini italiani, dopo aver subito per oltre quarant’anni la furia di una bestia feroce qual è stato Bernardo Provenzano, ha dovuto subire anche la violenza verbale di suo figlio. Espressioni come ‘la violenza genera violenza’ e ‘cosa dobbiamo fare? Ci accaniamo?’ sono evidenti minacce. Siamo certi che la procura aprirà un fascicolo per chiarire a chi erano rivolti questi messaggi non troppo subliminali e se non si tratti realmente di una gravissima intimidazione nei confronti dello Stato, che ovviamente non può passare inosservata”.
Lo ha detto l’eurodeputata e responsabile nazionale del Dipartimento Antimafia di IdV Sonia Alfano, in merito all’intervista rilasciata da Angelo Provenzano, figlio del capomafia corleonese Bernardo, ristretto in regime di 41bis nel carcere di Parma. Angelo Provenzano, durante l’intervista della giornalista di ‘Servizio Pubblico’ Dina Lauricella, ha suggerito di istituire la “pena di morte ad personam”, e ha detto che chi dovesse compiere questa scelta dovrebbe assumersi le proprie responsabilità perché “violenza genera violenza”.
“L’atteggiamento di Angelo Provenzano ricorda molto quello del padre. Così anche il suo linguaggio, come ha sottolineato il procuratore Ingroia in collegamento dagli Usa. Angelo Provenzano non pronuncia mai la parola ‘mafia’, come a volerne negare l’esistenza, e parla di ‘rispetto assoluto’ trasmessogli dal più sanguinario capomafia che la storia del nostro Paese abbia conosciuto. E’ un’indecenza e mi auguro che i mezzi di informazione evitino, in futuro, di fare da cassa di risonanza rispetto a sproloqui di quel tipo”, ha concluso.
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