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15 marzo 2012
Palermo. Nonostante sia gravemente malato, il boss Bernardo Provenzano «può partecipare coscientemente al processo e difendersi utilmente». Lo sostengono i consulenti incaricati dalla corte d'assise d'appello di Palermo di chiarire se il padrino di Corleone sia capace di intendere e di volere. Accertamento sollecitato ai giudici dal difensore del boss, Rosalba Di Gregorio, che ha più volte denunciato le gravissime condizioni fisiche e mentali del suo cliente. I due medici - Iaccarino e Crisci - hanno escluso, dunque, che sussista l'infermità che per il codice di procedura penale pregiudica la cosciente partecipazione al processo del capomafia, imputato in appello dell'omicidio di Ignazio Panepinto, ucciso durante la guerra di mafia degli anni '80. Sulla lucidità del boss i due periti - un neurologo e uno psichiatra - non hanno dubbi, ma che Provenzano sia molto malato si evince anche dalla relazione depositata alla corte: oltre a un inizio di Parkinson e un'encefalite destinata a peggiorare, il capomafia, detenuto al 41 bis a Parma, avrebbe problemi al colon. Tanto che il carcere sollecita da mesi l'effettuazione di una colonscopia che all'interno dell'istituto di pena non può essere fatta e che, per problemi di sicurezza legati al trasferimento all'esterno del paziente, è difficilissimo fare fuori. All'istanza il legale ha allegato le lettere ricevute dal suo cliente: «sono sconnesse, dimostrano la sua difficoltà a capire e seguire cosa gli si dice», commenta. Dal carcere, inoltre, si chiede a un neurologo di valutare la possibilità di trovare qualcuno che aiuti il boss nelle attività quotidiane che non sarebbe più in grado di assolvere. Un quadro grave, dunque, sul quale l'avvocato sentirà i periti che il 30 marzo compariranno davanti alla corte d'assise d'appello per illustrare la loro relazione.

ANSA

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