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9 marzo 2012
Abbiamo letto sul nuovo ordine di custodia cautelare in carcere per Tutino Vittorio uno degli stragisti del 27 Maggio 1993.
Strategia della tensione è lo slogan che oggi gira sui media e che tutto seppellisce in questo nostro Paese che non perde mai il vizio delle ideologie politiche, come se esistessero partiti indenni alle ruberie attraverso i grandi traffici.
Le stragi del 1993 dopo quelle del 1992 sono state senz’altro un alzare la tensione e metter in atto una strategia terroristica nel Paese fino ad arrivare il 27 Maggio 1993 alla morte di bambini e ragazzi innocenti, ma tutto questo per coprire ruberie inaudite trasversali a tutta l’intera classe politica e di buona parte del mondo istituzionale e imprenditoriale. Questo è il nostro di pensiero, è la nostra opinione.
Quale avrebbero mai potuto essere i mutamenti politici che la mafia temeva l’andata al Governo dei Comunisti? Come è d’uso dire da sessanta anni a questa parte?
Non entriamo nel merito delle stragi degli anni 70/80 non è materia nostra, non le abbiamo vissute sulla nostra pelle quelle azioni criminali, non abbiamo seguito i processi di nessuna strage del passato, ma le stragi del 1993 si ci riguardano molto da vicino, troppo da vicino e  con i colori politici non hanno nulla a che fare, di questo siamo convintissimi.
Come altri invece paventiamo oggi la prescrizione di reati gravissimi come le trattative fra uomini dello Stato, uomini dell’imprenditoria e “cosa nostra”, visto che al reato di strage per potenziali concorrenti e che mai cadde in prescrizione, non ci si vuole neppure pensare in questo momento, rimandando tutto a quando ci saranno novità. Novità che non ci saranno mai visto che la parola magica “strategia della tensione “è entrata nel circuito mediatico ampiamente strumentalizzata, ad uso e consumo della politica stessa.
Parli chi sa come sono andate le cose nel 1993, mafiosi come Giovanni Brusca e Giuseppe Monticciolo e tutto il Governo di quel 1993 si sbilanci in una sorta di rimorso di coscienza e  finalmente giustizia sarà fatta.
I nostri morti ci hanno straziato fino all’anima e il politichese è una lingua che ci fa piangere di rabbia e che non vogliamo più sentire, vogliamo sentenze passate in giudicato per i concorrenti della mafia  con nomi e cognomi ben precisi come fu per Salvatore Riina, non frasi astratte come “strategia del tensione” legata al passato, che non riesce a colpire niente e nessuno se non la parte avversa al nostro modo di vedere politicamente parlando e che non da giustizia neppure al gatto di casa.
Cordiali saluti

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

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