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28 febbraio 2012
Roma. Le stragi del 1993 vennero chieste a Leoluca Bagarella da Silvio Berlusconi e da Marcello dell'Utri tramite Vittorio Mangano. Lo raccontò nel 2000 il pentito Giuseppe Monticciolo al pm Gabriele Chelazzi, riferendo quanto gli avrebbe detto Bagarella. Il documento è ora a disposizione delle parti di alcuni procedimenti di mafia. Mangano avrebbe indicato a Bagarella «gli attentati che voleva fatto Silvio Berlusconi e Marcello dell'Utri» e gli obiettivi: «Non sapevo nemmeno che fossero gli Uffizi, si figuri Bagarella». Oltre a Chelazzi, l'interrogatorio venne tenuto dai pm della Dda di Palermo Pietro Grasso e Vittorio Teresi. Dopo l'attentato a Maurizio Costanzo, «Marcello dell'Utri - racconta Monticciolo - dice che ha mandato a dire (sempre detto, va bene, da Bagarella) che si dovevano fare... Dice: 'Allora, visto che sapete fare...visto che sapete arrivare a Costanzo', perchè Costanzo non ce lo ha indicato nessuno per fargli l'attentato, dice 'allora sapete arrivare anche a fare qualcos'altro, per esempio la strage degli Uffizi e via dicendò. E da lì Bagarella ordinò. Perchè poi ne parlò direttamente davanti a me con Giovanni Brusca». Ascoltato in aula a Firenze nel maggio 2011, ricostruendo la stagione stragista, Brusca ha invece detto che a Berlusconi venne fatto una sorta di ultimatum: o scendi a patti o le bombe continuano. Interrogando Monticciolo, nel 2000 il pm Chelazzi domanda se vennero richiesti «un numero definito di attentati» ricordando quelli avvenuti agli Uffizi, Roma e Milano. «Sono stati richiesti - risponde Monticciolo - di volta in volta. Poi la discussione come andavano e come non andavano lo sapevano solo Brusca e Bagarella». A Chelazzi che vuol sapere perchè il 'referente esterno' avrebbe chiesto gli attentati, Monticciolo risponde che si sarebbe pensato che dietro c'erano «cose manipolate dello Stato». «E questo in che modo poteva poi favorire questo risultato finale? »Eh - risponde Monticciolo - questo non lo so«.

ANSA


''Boss disse 'Berlusconi chiede ma non mantiene'''

28 febbraio 2012
Roma. «Berlusconi prima vuole fatte le cose, però lui non viene mai agli impegni che prende». È quanto avrebbe detto Leoluca Bagarella al pentito Giuseppe Monticciolo, che nel 2000 lo raccontò al pm di Firenze Gabriele Chelazzi e ai pm della Dda di Palermo Pietro Grasso e Vittorio Teresi. Il documento è ora a disposizione delle parti di alcuni procedimenti di mafia. Monticciolo spiegò che Bagarella «parlava degli impegni che le stragi venivano fatte e poi lui non si impegnava, nel '93». Monticciolo premette che fino a quel momento non ha parlato di politica con i magistrati per «paura»: «I politici, manovrati sempre dalla mafia, vogliono che io non parli sulle questioni politiche». «A Bagarella - racconta Monticciolo - premeva che dovevano togliere cioè, le promesse che facevano loro erano quelle di togliere il 41 bis e di non esserci più restrizioni nei carceri. Loro, come politici, dicevano che salendo loro al potere levavano il 41 bis e levavano i restringimenti nelle carceri». Monticciolo ricorda che nel 1994 Bagarella disse «di cercare i voti per Forza Italia pure a 'panza in terra'» e che Brusca lo incaricò di «riferirlo agli altri capi mandamento». Nonostante le 'inadempienze' di Berlusconi, Bagarella non avrebbe reagito «perchè Vittorio Mangano - scrivono i pm riassumendo l'interrogatorio di Monticciolo - in qualche modo lo tranquillizzò facendogli osservare che bisognava aver pazienza e che i risultati sarebbero comunque arrivati».

ANSA

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