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27 febbraio 2012
Roma. «Il problema non è Caselli ma la violenza. Il movimento no-Tav deve prendere le distanze da violenti perchè altrimenti fa del male a se stesso. Se ha ragione così si mette dalla parte del torto». Lo ha detto il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, ospite di «24 Mattino» su Radio 24. Le scritte e alle minacce apparse ai suoi danni negli ultimi tempi sono, continua, «un attacco alla giurisdizione, un attacco alla democrazia, è una ricerca di impunità e privilegi. C'è qualcuno che non ci sta a essere uguale agli altri di fronte alla legge. Quando leggo la scritta 'Caselli come Ramellì mi preoccupo, mi indigno perchè in un Paese civile non dovrebbe succedere e se succede dovrebbe scatenarsi una reazione dialettica forte, netta, decisa, univoca». «La manifestazione di ieri - ha aggiunto Caselli - è stata finalmente pacifica, senza accettare intrusioni di personaggi violenti. Poi sabato sera a Torino qualcuno non ha resistito e ci ha dato dentro. Ci saranno provvedimenti? Non lo so, mi auguro di no. Mi auguro che si possa ristabilire un sereno confronto e se alla fine del dibattito qualcosa fosse tolto alla valle, alla valle sia restituito almeno l'equivalente se non di più».
Caselli si è mostrato anche scettico sulla possibilità di incontrare i responsabili del movimento no-Tav: «Non vedo che ruolo io abbia per incontrare qualcuno che porta avanti rivendicazioni, giuste o sbagliate, che non hanno niente a che vedere con le mie competenze. O devo discutere se i magistrati quando vedono commettere dei reati si devono voltare dall'altra parte oppure devono fare il loro dovere? Forse aiuterebbe a svelenire il clima? Se qualcuno vuole organizzare qualcosa di serio volentieri, ma qualcosa di serio. Non qualcosa come a Bussoleno una settimana fa, la manifestazione 'tre palle e un soldò da tirare sull'effigie di Caselli, Fassino e altri personaggi. E hanno invitato i bambini a fare questo. Sono questi i personaggi che vogliono organizzare il dibattito. Io non ci credo. Questi vogliono cercare l'impunità mentre le leggi italiane valgono per tutti». Sulle ordinanze della procura di Torino, che hanno portato in carcere 26 antagonisti autori di violenze nei confronti delle forze dell'ordine, Caselli ha ribadito: «Chi dice che criminalizziamo il movimento fa black propaganda immotivata. L'abbiamo detto in tutte le salse, l'intervento è rimasto circoscritto a specifici fatti di violenza riferiti a singoli soggetti. È come dire che se si procede per uno stupro contro qualcuno si criminalizza il sesso. Lo stupro è violenza, il sesso è un'altra cosa. Il movimento no-Tav, che può anche avere ragione, è una cosa, gli atti di violenza sono tutt'altra cosa. Poi il Tribunale di libertà di Torino, una struttura indipendente e terza, ha descritto nell'ordinanza pubblica a pag. 27 questi atti con parole come 'devastante e incontenibile violenzà, 'condotte combattivè, 'elevata potenzialità lesivà, 'devastante aggressività»'. «Oltre 220 membri delle forze dell'ordine sono stati feriti e contusi non per chicchi di grandine ma perchè grandinavano sassi, estintori, bottiglie di ammoniaca».

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