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25 gennaio 2012
Roma. «Dobbiamo cercare una verità politica dei fatti e capire le cause che resero possibili le stragi di mafia, per evitare che simili tragici eventi si ripetano». Così il presidente della commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu nell'assemblea di oggi, in merito alle stragi di mafia del '92-'93. La prossima seduta plenaria si terrà martedì 31, alle 20.30, all'Aula V di palazzo San Macuto, con all'ordine del giorno le audizioni da decidere e i documenti da acquisire in ordine alle indagini sulle stragi mafiose. «È opportuno -ha detto Pisanu- per non dire necessario, che l'assemblea in sede plenaria affronti il tema dei punti da affrontare sulle indagini relative alle stragi del '92 e '93, e decidere le conseguenti audizioni e documenti da acquisire» per il lavoro della commissione. «Raccoglierò tutte le opinioni, poi mi prenderò io la responsabilità di formulare una proposta». Nelle comunicazioni del presidente, Pisanu ha evidenziato cinque punti da approfondire: «fatti assai utili -ha detto- per la prosecuzione delle nostre indagini sulle stragi». Anzitutto ha citato la cosiddetta trattativa del giugno '92, avvenuta a cavallo delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, tra ambienti istituzionali e Cosa Nostra, alla quale «avrebbero partecipato uomini delle istituzioni come il generale Mario Mori, Giuseppe De Donno e il generale Antonio Subranni. La domanda è: vi erano altri rappresentanti dello Stato coinvolti a vario titolo nella trattativa?», si è chiesto Pisanu. E ancora: nel settembre '93, ha detto Pisanu venne depositato alla commissione parlamentare Antimafia una relazione della Dia dove si affermava che 'dopo l'applicazione del 41 bis l'esigenza di Cosa Nostra era riaffermare il proprio ruolo anche attraverso attentati per indurre le istituzioni a una tacita trattativà. Questa circostanza, ha sottolineato, «è confermata indirettamente dai mancati rinnovi o revoca del 41 bis». Nel 1993, inoltre, «da atti del Dap emerge che i provvedimenti del 41 bis si sono ridotti di circa il 40% determinando di fatto -ha proseguito Pisanu- un depotenziamento dell'istituto voluto da Giovanni Falcone. Ciò induce a ritenere che una delle richieste contenuta nel famigerato 'papello', fosse stata accolta». Per Pisanu, è il quarto punto, assume anche «rilievo la posizione di Salvatore Cangemi, all'epoca componente della commissione provinciale di Cosa Nostra e uomo di fiducia di Totò Riina». Cangemi comicia a collaborare dal 22 luglio '93. Dal fascicolo relativo alla sua collaborazione, ha fatto notare Pisanu, Cangemi, scarcerato dopo brevissimo tempo, è «alloggiato presso alcuni locali del Ros dei carabinieri. Sembra che Cangemi sia stato confidente dello stesso Ros e possa aver fornito informazioni ai carabinieri sulla strategia stragista di Cosa Nostra, prima che all'autorità giudiziaria». Il quinto punto che secondo il presidente della commissione Antimafia dovrebbe essere approfondito sono «alcuni significativi appuntamenti» che emergono dall'agenda del generale Mori: «Il 22 luglio 1992, due giorni dopo via d'Amelio, è annotato l'incontro con Fernanda Contri, all'epoca segretario generale della presidenza del Consiglio, e con Pietro Folena, allora segretario generale del Pds in Sicilia per 'analisi della situazionè. Ci si può domandare: erano due incontri volti a sensibilizzare governo e opposizione?». Altro appuntamento segnato nell'agenda è quello, in data 27 luglio 1993, alle 10, con Francesco Di Maggio, vicedirettore del Dap, nominato con decreto ministeriale. Dobbiamo stabilire, è stato il ragionamento di Pisanu, quali aspetti debbano essere ancora approfonditi. «Allo stato attuale degli atti -ha rimarcato il presidente della commissione di palazzo San Macuto- sembra che ai rappresentati dello Stato chiamati in causa non sarebbero ipotizzabili responsabilità penali, perchè avrebbero agito per fermare lo stragismo e non per favorire l'attività mafiosa. Ma l'argomento non è di nostra competenza. Noi dobbiamo cercare la verità politica dei fatti e le cause che resero possibili le stragi, per evitare che simili tragici eventi abbiano a ripetersi». «La nostra indagine -ha concluso Pisanu- ha già raccolto risultati significativi. Dobbiamo riprendere i fili e tirarli, verso una ragionevole conclusione».

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