In cattedra docenti, magistrati, operatori economici, testimoni
Accordo con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e con Confindustria Sicilia per il ventennale delle stragi del 1992
All’Università di Palermo lezioni sulla mafia e sulla legalità rivolte agli studenti ma aperte anche ai cittadini. L’iniziativa, prima in Italia, è il frutto di un accordo a tre con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone e con Confindustria Sicilia in occasione del ventennale delle stragi del ‘92. Le lezioni, che si articoleranno in nove incontri, mettono in campo trasversalmente storici, sociologi, psicologi, economisti, politologi, magistrati, operatori economici, protagonisti della società civile, testimoni, per offrire un’analisi a tutto tondo, dalle origini alle strategie di contrasto, dell’organizzazione mafiosa. L’iniziativa, intitolata “Ricordare per educare al futuro – Itinerari della memoria e percorsi formativi”, è stata presentata oggi dal rettore dell’Ateneo, Roberto Lagalla; dal presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, Maria Falcone; dal vice presidente della Fondazione, nonché procuratore capo del Tribunale di Termini Imerese, Alfredo Morvillo; dal vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, dall’ordinario di Diritto penale dell’Ateneo, Giovanni Fiandaca.
Si comincia il 31 gennaio, alle ore 9, con un incontro su “Cosa Nostra nella storia sociale e giudiziaria siciliana” con il procuratore Francesco Messineo, i magistrati Alfredo Morvillo, Gioacchino Natoli e Giuseppe Ayala, il professore Mario Serio. Si conclude il 10 maggio, pochi giorni prima dell’anniversario di Capaci, quando in cattedra saliranno il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, il presidente di Confindustria Ivan Lo Bello, Maria Falcone, Alfredo Morvillo. Tra l’uno e l’altro appuntamento, incontri sulle stagioni della violenza – dalle stragi alla trattativa – sull’origine storica del fenomeno mafioso, sull’infiltrazione di Cosa Nostra nell’economia e nelle istituzioni, sui soldi della Piovra, sull’identikit sociologico e psicologico del boss e del picciotto, sull’impegno antimafia della Chiesa e dei movimenti. Coinvolti nell’iniziativa i docenti universitari autori delle più lucide riflessioni sul fenomeno mafioso: Antonio Scaglione, Giuseppe Di Chiara, Salvatore Lupo, Orazio Cancila, Giuseppe Carlo Marino, Fabio Mazzola, Vincenzo Militello, Pier Francesco Asso, Claudio Riolo, Antonio La Spina, Alessandra Dino, Salvatore Costantino, Franco Di Maria, Girolamo Lo Verso. Con loro i magistrati Roberto Scarpinato, Ignazio De Francisci, Sergio Lari, Giuseppe Pignatone, Leonardo Guarnotta, i preti impegnati nella lotta alla mafia Nino Fasullo, Cosimo Scordato, Francesco Michele Stabile, il presidente del centro di documentazione Impastato, Umberto Santino. E ancora l’avvocato Francesco Crescimanno e il giornalista Franco Nicastro.
“L’esigenza di sensibilizzare il mondo studentesco e la collettività tutta sui temi dell’antimafia – dice il rettore Roberto Lagalla - deriva dalla considerazione che gli studenti universitari rappresentano la potenziale classe dirigente di domani, e dalla consapevolezza che i loro atteggiamento etico e culturale costituiscono fattori decisivi sia nel processo di emancipazione dalla mentalità mafiosa sia ai fini di un maggiore e più diffuso radicamento dei principi fondamentali dell’etica pubblica e dei valori della legalità”.
“Come Confindustria Sicilia – aggiunge il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello - abbiamo condiviso con la Fondazione Falcone e con l’Università di Palermo che, tra le iniziative per ricordare a venti anni di distanza le stragi di Capaci e via D’Amelio, é importante far conoscere ai giovani ciò che la mafia ha rappresentato e rappresenta; non solo la violenza stragista e terroristica, ma un’organizzazione criminale che vive e si serve di relazioni e alleanze in molti gangli della società; che si nutre di mercati protetti, che prevarica e sovverte le regole dello Stato di diritto e che ha condannato la Sicilia al sottosviluppo. Potremo uscire da questa condizione affiancando all’attività di repressione di magistratura e forze dell’ordine anche l’impegno della società civile che già dal 2006 ha avviato un rapporto di collaborazione che nei prossimi mesi dovrà rafforzarsi per un ulteriore salto di qualità”.
“Questa iniziativa – aggiunge Alfredo Morvillo - trae origine da una mia amara constatazione: a Palermo non si respira un’aria di forte, intransigente tensione antimafia. Pur individuando importanti note positive nel momento repressivo, nelle attività di Confindustria e delle associazioni antiracket nel settore delle estorsioni e nel lavoro di educazione alla legalità portato avanti dalle scuole, la strada della “rivoluzione culturale e morale“ indicataci da Paolo Borsellino è ancora tutta da percorrere. La diffusa indifferenza e talvolta insofferenza (più volte mi è stato detto “basta con questa lotta alla mafia, non se ne può più”) ai temi dell’antimafia si è ormai tradotta in una pacifica convivenza, dalla quale ognuno cerca di ricavare il suo utile personale. Ritengo che sia ancora possibile scardinare questa non nuova apatia. Apatia che io spero sia, quantomeno in parte, da ricollegare a una conoscenza approssimativa del fenomeno, soprattutto in riferimento a coloro che a causa della loro giovane età hanno una conoscenza indiretta di quanto accaduto da ricollegare a varie fonti, non sempre del tutto attendibili. Sono convinto che una esatta conoscenza di quanto accaduto in questa terra in questi ultimi trent’anni, dei gravissimi danni (non soltanto in termini di vite umane) arrecati dallo strapotere mafioso, non possa non suscitare in un animo onesto, che abbia a cuore il futuro di questa terra, una reazione di netto rifiuto di tutto ciò che presenta pericoli di contaminazione mafiosa. A questi fini ritengo che sia utile offrire al mondo dell’Università a tutti coloro che fossero interessati una testimonianza da parte di chi ha conosciuto in prima persona tante vicende legate al mondo di Cosa Nostra, un’informazione, quindi, completa e genuina”.
Conclude Maria Falcone: “Con questa iniziativa, propedeutica a quelle che saranno le attività finalizzate alla commemorazione del 23 maggio 2012, la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone vuole offrire alla città di Palermo - grazie all’accordo con l’istituzione universitaria e con la realtà territoriale di Confindustria Sicilia - un ulteriore strumento di conoscenza, sensibilizzazione e coscienza critica allo scopo di promuovere cultura della legalità. Palermo è una città che ha pagato duramente il ricatto di una cultura mafiosa dilagante e prepotente. Io ho sempre creduto che questa città un giorno si potesse risvegliare e riscattare attraverso un clima generalizzato di coscienza antimafia. Sono fiduciosa poiché Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a venti anni dalla tragica e sanguinosa strategia stragista, sono diventati delle vere e proprie icone. Sono entrati nell’immaginario collettivo di un’intera nazione, anzi ne hanno varcato i confini, con la capacità di trasferire negli ambiti più sani della società civile il culto delle istituzioni e di tutti quei valori positivi che caratterizzano le democrazie moderne”.
Palermo, 20 gennaio 2012