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garzon-baltasar-webdi Alessandro Oppes - 18 gennaio 2012
Madrid. Una settimana di fuoco, dalla quale Baltasar Garzón potrebbe uscire con le ossa rotte. Comincia questa mattina, davanti al Tribunale Supremo, il calvario del giudice spagnolo più famoso al mondo. Il primo dei tre processi nei quali il magistrato – sospeso dalle sue funzioni da oltre un anno e mezzo – compare sul banco degli imputati, riguarda i metodi d’indagine che utilizzò nell’investigare lo scandalo Gurtel, il più grosso caso di corruzione finanziaria nel quale siano mai stati coinvolti dirigenti del Partito popolare, attualmente al governo con Mariano Rajoy.

Per prevenire il delitto di riciclaggio di denaro sporco, Garzón autorizzò la registrazione, in carcere, delle conversazioni tra alcuni imputati e i loro avvocati. Un tipo di misura sulla cui legittimità esistono dubbi e divergenze d’opinione tra i giuristi. Ma fino ad ora, quando veniva stabilito che un’intercettazione era illegale, semplicemente non era tenuta in considerazione per il prosieguo dell’indagine. In questo caso, e per la prima volta, si è deciso di imputare di “prevaricazione” il magistrato che l’ha autorizzata. E questo nonostante che quell’intervento venne richiesto dalla polizia giudiziaria e avallato da due procuratori anti-corruzione. Ma non solo. Il Tribunale Supremo (a maggioranza conservatrice, cioè politicamente vicina al Partito popolare) ha deciso di sedere Garzón sul banco degli imputati pur con il parere contrario del pubblico ministero, che non ritiene sia stato commesso alcun reato.

A esercitare l’accusa saranno, paradossalmente, proprio gli avvocati difensori di quegli imputati di gravi delitti finanziari che, al contrario, non sono stati ancora sottoposti a processo. In caso di condanna, il giudice, oggi 56enne, potrebbe essere interdetto dalle sue funzioni fino a un massimo di 17 anni, e dovrebbe dare così addio alla sua trentennale carriera nella magistratura spagnola. Ma questo non è che l’inizio.

Martedì prossimo si svolgerà il processo più atteso, quello che ha provocato maggiore scalpore anche a livello internazionale. Sempre davanti al Tribunale Supremo, e ancora una volta con l’accusa di abuso d’ufficio, Garzón sarà processato per aver aperto un’indagine sui crimini della dittatura franchista. Non lo fece di sua iniziativa, ma in seguito a una denuncia presentata, nel dicembre del 2006, dai familiari delle vittime. Per sorteggio, tra i giudici della Audiencia Nacional, toccò a lui occuparsene. “E lo rifarei mille volte”, ha detto di recente in un’intervista alla tv messicana, rivendicando il diritto di applicare anche alla Spagna la stessa dottrina internazionale per lo stesso tipo di crimini contro l’umanità che già in passato l’aveva portato a incriminare i responsabili della “guerra sporca” in Argentina e a ordinare l’arresto di Augusto Pinochet a Londra.

Human Rights Watch denuncia che il processo a Garzón è una minaccia contro i diritti umani. E a favore del magistrato si mobilita anche la piattaforma di intellettuali e artisti “Solidarios con Garzón”, della quale fanno parte tra gli altri Pedro Almodóvar e Almudena Grandes: “È innocente, qualunque cosa dica il Tribunale Supremo”.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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