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8 gennaio 2012
Palermo. “Nella provincia di Messina, cosiddetta ‘babba’ perché allora erroneamente considerata immune dal fenomeno mafioso, Beppe Alfano svelò una realtà ben diversa da quella che si voleva far credere. Nei suoi articoli e nelle sue inchieste giornalistiche raccontò la presenza di consorterie criminali e collusioni mafiose con il mondo delle istituzioni locali e degli affari che condizionavano la vita politica, economica e sociale. Una scelta coraggiosa che Alfano fece per amore del giornalismo e della sua terra, quando scrivere di mafia voleva dire guadagnare una miseria e allo stesso tempo rischiare la vita. Beppe Alfano sapeva che per combattere la mafia bisognava renderla visibile ai cittadini, chiamarla per nome, spiegarne gli effetti nefasti sulla vita dei cittadini e delle imprese. La sua testimonianza è un faro per chi vuole intraprendere e per chi svolge l’attività giornalistica, ma anche un esempio di coraggio e di libertà per tutti”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, ricordando il giornalista ucciso da Cosa nostra a Barcellona Pozzo di Gotto (Me) l’8 gennaio del 1993.

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