da lenotiziedimontalbano.it - 22 dicembre 2011
Pochi giorni fa la Serit Sicilia, agente della riscossione per la provincia di Agrigento, ha recapitato al testimone di giustizia Ignazio Cutrò una "comunicazione preventiva di ipoteca" per un importo di 85.562,56 euro. Si tratta di cartelle che dovevano essere bloccate dalla sospensione prefettizia. Così non è stato. Errori, ritardi e incomprensioni fra i vari enti statali hanno impedito che questo accadesse. Lo Stato non ha sospeso i debiti dell'imprenditore-coraggio e non gli ha rilasciato i documenti necessari per il riavvio dell'azienda. Come nel teatro dell'assurdo. Ignazio Cutrò non può lavorare e deve pagare entro 30 giorni una cifra impossibile. Pena: l'iscrizione di ipoteca sui beni immobili.
Tutto questo avviene in una provincia caratterizzata dall'ostinato atteggiamento di silenzio della stampa e dall'indifferenza degli operatori politici. Una quiete preoccupante che riporta alle radici pirandelliane: alle prese con una realtà irrazionale che prevede la sconfitta, la delusione delle speranze e la solitudine come conseguenza delle ipocrisie, dei pregiudizi e delle vuote convenzioni sociali.
Che senso ha denunciare la mafia, mettersi dalla parte delle Istituzioni se poi lo Stato, i media, le istituzioni ecclesiastiche, la società civile ti voltano le spalle e ti abbandonano al tuo destino?
La vicenda di Ignazio Cutrò rischia di spostare le lancette della storia indietro di 20 anni.
Ne sono convinte le associazioni agrigentine che operano in favore della legalità le quali hanno accolto la notizia con molta delusione e si dicono pronte ad intraprendere forti azioni di protesta a tutela della dignità morale, della serenità e dell'integrità economica della famiglia Cutrò.
Stay tuned.
Tratto da: lenotiziedimontalbano.it