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20 dicembre 2011
Firenze. La mafia è sopravvissuta grazie a uno «spirito di convivenza che non è un fattore culturale, ma è connaturato con legami che la mafia ha mantenuto nei secoli con pezzi consistenti della classe dirigente nel nostro Paese». Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Antonio Ingroia parlando a un'iniziativa organizzata a Livorno dall' Italia dei Valori. «Sono cambiati i volti - ha aggiunto Ingroia - Sono cambiate perfino le forme di governo, ma le relazioni tra classe dirigente e sistema mafioso è rimasto». Davanti a questo, ha dichiarato Ingroia, fa il massimo, «ma non i miracoli». «La politica statale italiana antimafia - ha chiarito Ingroia - è sempre stata prevalentemente una politica di contenimento della mafia e quindi interveniva con energia quando la mafia aveva superato i limiti di guardia. Quando invece la mafia è costretta a ridimensionare la strategia con affari e finanza, anche la politica di repressione finisce di diventare più tenue e si torna alle vecchie convivenze con la mafia. Questo è stato il motivo storico principale che ha garantito una storia plurisecolare di una mafia che una storia più lunga della stessa Italia».

ANSA

Ingroia: ''No presupposti per una nuova strategia stragista''

20 dicembre 2011
Firenze. «Non vedo i presupposti dal punto di vista del dinamismo criminale strategico della mafia di un divampare di strategie così d'impatto, di scontro e di conflitto aperto» come nella stagione stragista. Lo ha dichiarato Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Dda di Palermo, durante un dibattito a Livorno. «Mi sentirei di escluderlo per quanto riguarda l' organizzazione che meglio conosco, cioè Cosa Nostra - ha aggiunto il magistrato - Non credo che sia così forte. I capi più importanti sono stati condannati a ergastolo e quindi in qualche modo penso che abbiano, diciamo così, imparato la lezione, e quindi è meglio dedicarsi agli affari. Questo la 'ndrangheta lo ha capito da più tempo». Rispondendo a una domanda del pubblico del dibattito, Ingroia ha spiegato che «nelle stagioni di transizione tra una situazione politica e un'altra, il sistema mafioso cerca di far sentire la sua voce e il suo peso. Ora si parla tanto di un periodo di transizione politica verso una terza repubblica. È possibile che possa esserci la tentazione di azioni di forza per fare la voce grossa, per sedersi al tavolo di una nuova trattativa politica. Non ne vedo l'attualita, ma meglio non sottovalutare pericolo». Il magistrato siciliano ha anche aggiunto che un altro fattore di possibile rafforzamento della criminalità organizzata può derivare dalla crisi finanziaria e «può agevolare il tentativo di fare leva sui giovani, motivo in più per tenere alta la guardia».

ANSA

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