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In foto, il Cafè de Paris in via Veneto 

cafe-de-paris-web19 dicembre 2011
Roma. Un 'brindisi della speranza'. Uniti per la legalità e per fare sistema contro le mani delle cosche. Nel Cafè de Paris di Roma, luogo storico della Dolce Vita, che tra i suoi tavolini ha ospitato Federico Fellini, Frank Sinatra e Domenico Modugno, dove prima si beveva il caffè della 'ndrina entrano ora i prodotti di 'Libera Terra', frutto del lavoro dei giovani delle cooperative che gestiscono i terreni confiscati ai mafiosi. L'iniziativa è stata presentata questa mattina, nei locali di via Veneto. Nello storico locale confiscato alla 'ndrangheta, arrivano così l'olio calabrese, il vino Centopassi di Corleone e a breve anche le mozzarelle di bufala dalle terre di don Peppino Diana. «È il brindisi della speranza. E speranza vuol dire opportunità: ha il volto dei progetti concreti e della giustizia sociale», ha detto il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. «Questo -ha spiegato- è un segno concreto di impegno quotidiano che dà buoni frutti. Il prodotto dell'azione di magistrati e forze di polizia, che mi auguro abbiano più risorse per affrontare il crimine». «Bisogna che tutti sappiano che questo bene ora è 'pulito' -ha sottolineato il prete antimafia- anche le istituzioni vengano qui a fare il brindisi di Natale», per sostenere la ripresa dell'attività. Qui -ha ricordato don Ciotti- gli Alvaro hanno fatto i loro affari, ora dobbiamo fare in modo che questa confisca in primo grado (guai se non diventasse definitiva), segni l'inizio di una nuova vita«. Per combattere le mafie, ha aggiunto Barbato, «occorre espropriare i beni alla mafia e riportarli alla corretta gestione. Senza l'aiuto degli enti locali e delle associazioni come 'Libera', sarebbe difficile restituire questi beni alla collettività». La nuova vita dello storico locale romano, «non è dunque solo un fatto simbolico ma sostanziale. Si torna alla legalità, qui come in altre parti d'Italia, offrendo opportunità di lavoro per i giovani. È il volto sociale dell'antimafia, che opera su tutto il territorio nazionale». Il Cafè de Paris tornò alla ribalta con un'inchiesta che il 22 luglio 2009 portò al sequestro del locale da parte dei carabinieri del Ros e della Guardia di Finanza perchè risultato nella disponibilità della cosca Alvaro della 'ndrangheta. Il locale, sequestrato e confiscato in primo grado, oggi è in amministrazione giudiziaria.

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