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16 dicembre 2011
Palermo. «Evitiamo la deriva della vendita a tutti i costi del bene confiscato per fare cassa. C'è bene e bene, alcuni possono essere venduti,ma è giusto che ciò non diventi una regola, perchè ci sono dei segni che graffiano la coscienza». Lo ha detto don Luigi Ciotti alla presentazione del progetto Coltivare valori di Libera, all'oratorio San Salvatore di Palermo. «C'e un valore anche simbolico nel recupero dei beni confiscati - ha aggiunto - e le cooperative si sono realizzate grazie al contributo di tanta gente che si è messa insieme, senza svuotare le casse. C'è chi ha fatto sacrifici per comprare un trattore, c'è chi non si è arreso quando,come è successo in Calabria, sette ettari di ulivi secolari sono stati bruciati. Vedere lavorare dei giovani sui terreni confiscati per la loro libertà è una delle pagine più belle della storia italiana, continuamo a scriverla. Vorremmo beni confiscati anche ai corrotti. Non abbiamo mai detto che la vendita dei beni potesse diventare una regola; valutiamo alcune eccezioni. Ma il valore delle firme che hanno portato alla legge sulla confisca era indirizzato al riutilizzo sociale. Non permettiamo che qualcuno a tavolino decida di cancellare la storia. La lotta alla mafia non si fa solo in Sicilia, si fa a Roma, con le leggi del Parlamento».

ANSA

 

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