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16 dicembre 2011
Palermo. Ciro Caravà, sindaco di Campobello di Mazara (Trapani) arrestato la notte scorsa per associazione mafiosa nell'ambito di una operazione che ha colpito i presunti fiancheggiatori del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, nelle occasioni ufficiali si scagliava contro Cosa nostra affermando, tra le altre cose: «abbiamo condotto una battaglia senza precedenti», «ma in realtà era vicino al latitante Messina Denaro». Ne sono convinti gli inquirenti che hanno condotto l'inchiesta. «Il sindaco faceva delle pesanti rampogne contro la mafia -ha spiegato il procuratore aggiunto Maria Teresa Principato durante la conferenza stampa- tanto è vero che la figlia di un boss si era lamentata dei continui attacchi a cosa nostra. È stato il padre della donna a spiegarle che in realtà andava bene così». «Il sindaco Caravà in più occasioni si era espresso contro la mafia- ha detto ancora il magistrato- in realtà dava il suo sostegno economico alle famiglie mafiose del territorio vicine a Matteo Messina Denaro. Il sostegno economico è documentato. In particolare, pagava i biglietti aerei alle famiglie per consentire loro di raggiungere i loro congiunti in carcere nel Nord Italia». Non solo. Secondo l'accusa il sindaco, «in cambio di sostegno elettorale» avrebbe anche assegnato dei lavori pubblici «di importo limitato per non destare sospetti» ai rappresentanti delle famiglie mafiose.

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