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di Salvo Palazzolo - 31 ottobe 2011
Palermo. «Francamente, non capisco le polemiche di alcuni esponenti politici dopo le dichiarazioni di Ingroia – dice Roberto Scarpinato, procuratore generale di Caltanissetta – tutti i magistrati...
  
...sono partigiani della Costituzione, perché sulla Costituzione hanno giurato». 

Si polemizza sul fatto che talune riflessioni di un magistrato sono state fatte in un congresso di partito.
«Curioso che faccia scalpore un´affermazione direi elementare, che gli studenti di Giurisprudenza apprendono all´inizio del loro corso. E come tale, si può, anzi si deve ribadire in tutte le sedi: il magistrato è prima di tutto sottoposto alla legge delle leggi, ovvero alla Costituzione, e non più soltanto alla legge ordinaria, come avveniva prima del ‘48. Ed è la stessa Costituzione a prevedere che il magistrato deve dare della legge ordinaria un´interpretazione conforme alla Costituzione: ove ciò non sia possibile, deve sottoporre la legge ordinaria al vaglio della Corte Costituzionale. La Costituzione ha affidato alla magistratura il ruolo di garante della fedeltà costituzionale delle leggi. In questo senso può dirsi che i magistrati sono partigiani della Costituzione».

Dunque, secondo lei, non si discute della partecipazione dei magistrati alla vita pubblica?
«È tutt´altra questione quella della candidatura di un magistrato. E non discutiamo neanche della partecipazione dei magistrati alla vita politica. Chi vuole portare il dibattito su questo versante forse ha dimenticato i principi fondamentali del diritto. La verità è che la politica passa, lo Stato resta. E la Costituzione è il patto fondamentale dello Stato. Le leggi ordinarie sono invece espressione delle maggioranze politiche contingenti».

Ma quelle maggioranze sono espressione della volontà popolare. Torniamo al tema dei rapporti fra politica e magistratura?
«Non basta la volontà popolare espressa dalle maggioranze semplici per cambiare la Costituzione, occorrono delle maggioranze rafforzate e delle procedure complesse, proprio perché le leggi costituzionali riguardano i pilastri portanti che reggono l´edificio dello Stato. La stessa Costituzione prevede che neppure queste maggioranze speciali possono modificare la forma repubblicana».

Tratto da: 
La Repubblica

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