L’opposizione difende la sentenza, de Raho: “Ogni volta che un giudice prende una decisione contraria al Governo la maggioranza fa affermazioni sovversive”
La maggioranza è su tutte le furie per la sentenza del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento nel centro italiano per i rimpatri in Albania dei primi 16 migranti mandati nella struttura fatta costruire dal governo a Gjader. Un progetto realizzato in accordo con Tirana per cui sono stati messi a bilancio spese per oltre 700 milioni di euro. Progetto, però, che si sta rivelando un buco nell’acqua.
“I trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa Amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della CGUE del 4 ottobre 2024 a seguito del rinvio pregiudiziale proposto dal giudice della Repubblica ceca”, è scritto in un comunicato stampa del Tribunale. E ancora. “Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”.
Dunque, dopo i primi 4 migranti tornati subito in Italia, due perché minori e gli altri due per problemi di salute, hanno fatto ritorno in Italia anche gli altri 12 (tutti egiziani e bangladesi). Così questa mattina una motovedetta della Guardia Costiera, partita da Brindisi, è attraccata a Gjader, ha fatto salire a bordo i migranti e li ha riportati a Bari, dove verranno accolti nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Una volta in Italia, sebbene la loro richiesta di asilo sia stata già respinta, avranno 14 giorni di tempo per fare ricorso. Il governo intanto annuncia azioni contro la decisione del Tribunale ed è stato convocato per lunedì un Consiglio dei ministri sulla questione in cui si attende il varo di un decreto che diventerebbe operativo il giorno successivo. Intanto in mattinata il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è lanciato contro la sentenza che definisce “abnorme”. Il ministro ha dichiarato che “la reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme. Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi”.
Nordio ha affermato quindi che “se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere come quella di definire uno Stato sicuro deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare. Noi rispondiamo al popolo, se il popolo non è d’accordo con quello che facciano noi andiamo a casa. La magistratura, che è autonoma e indipendente, non risponde a nessuno e quindi proprio per questo non può assumersi prerogative che sono squisitamente ed essenzialmente politiche”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni l’ha definita una decisione "pregiudiziale". Il governo intende comunque "andare avanti" annunciando ricorsi fino alla Cassazione. Furioso anche il vice premier Antonio Tajani: "Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non modificarle o impedire all'esecutivo di poter fare il proprio lavoro". A dirsi "molto, molto stupito" è anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa e Fratelli d'Italia ha alluso alle 'toghe rosse' attraverso un'immagine pubblicata sui social dal profilo ufficiale del partito della premier in cui si legge: "In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria". Di tutt’altro avviso, invece, l’opposizione, che ha difeso la sentenza e l’indipendenza della magistratura.
“Come si può parlare di legalità in un Paese in cui chi governa non riconosce le decisioni dei giudici?”, ha affermato l’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. “Scrivono che le decisioni dei giudici sono indecenti e inaccettabili, che i magistrati sono politicizzati, che fanno lavoro di opposizione. Ogni volta che un giudice - ha aggiunto il deputato del M5S - prende una decisione contraria al Governo, ecco che loro vengono fuori con affermazioni sovversive. Non è pensabile - ha concluso - che un pm o un giudice debba essere censurato perché ha adottato una decisione contraria alla linea governativa. Qui si vorrebbero giudici e pm proni alla linea governativa, ma non è questo il principio che governa una democrazia”.
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