Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nove degli undici arrestati due giorni fa nella nuova inchiesta della Dda di Milano su una presunta alleanza tra mafie, non riconosciuta, però, dal gip che ha respinto 142 misure cautelari e bocciato l'ipotesi di un'associazione mafiosa che avrebbe tenuto dentro esponenti di Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra. Davanti al giudice Tommaso Perna, negli interrogatori di garanzia che si sono svolti tra ieri e oggi, hanno scelto la linea del silenzio, tra gli altri, sia Gioacchino Amico, in carcere per traffici di droga ed estorsioni (in un caso aggravata dalla finalità mafiosa), che Massimo Rosi, anche lui figura centrale dell'inchiesta della Dda. Anche per loro due, comunque, è caduta nell'ordinanza l'imputazione di associazione mafiosa. Hanno deciso di parlare e di difendersi, invece, altri due arrestati, Rosario Bonvissuto e Dario Nicastro, con quest'ultimo, tra l'altro, che avrebbe detto pure di non aver mai saputo di alcun patto tra mafie e che, a suo dire, sarebbe impossibile. Intanto, la Dda milanese ha già depositato da giorni appello, firmato dal pm Alessandra Cerreti, al Tribunale del Riesame per chiedere di ribaltare l'ordinanza del gip e di disporre la custodia cautelare in carcere per 79 persone. Ci vorrà tempo al Riesame per notificare gli atti a tutti gli indagati e le udienze davanti ai giudici dovrebbero tenersi non prima dell'inizio del prossimo anno.
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Nuova inchiesta Dda Milano, 9 arrestati scelgono il silenzio
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