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Nuova polemica in Europa per l’ennesimo locale con nome inneggiante alla mafia. Succede in Spagna, dove una nota squadra di pallacanestro, la Casademont Zaragoza, ha ufficializzato la sua collaborazione con la catena di ristoranti “La Mafia se sienta a la mesa”, già finito sotto giudizio del Tribunale dell’Unione Europea.

"La mafia è un fenomeno criminale e associarla a concetti di convivialità e relax contribuisce a banalizzare le attività illegali e i misfatti commessi da questa organizzazione, che sono con i valori fondamentali dell'Ue, come il rispetto della dignità umana e della libertà”, ha scritto l'ambasciatore italiano a Madrid, Giuseppe Buccino Grimaldi, in una lettera inviata al presidente della Casademont Zaragoza, nella quale si dice "turbato" per la notizia della collaborazione tra la catena di ristoranti e la squadra di basket. Nella lettera inviata a Reynaldo Benito, l'ambasciatore mette per iscritto una serie di riflessioni, citando anche una sentenza emessa dal Tribunale dell'Unione Europea, "che ovviamente condivido e che riflettono anche l'opinione di molti italiani che vivono e lavorano in Spagna". "In primo luogo, la mafia è un fenomeno criminale. Alla sua lotta sono dedicati numerosi sforzi e ingenti risorse, non solo da parte del Governo italiano, ma anche a livello dell'Unione Europea - sottolinea Buccino - essendo la criminalità organizzata una grave minaccia per la sicurezza, l'economia legale e la convivenza".

Tra l'altro, secondo Buccino, "l'immagine della mafia seduta a tavola è anche lesiva della cultura della dieta mediterranea, condivisa da Spagna e Italia, che fa del pasto un importante momento di scambio sociale e di crescita personale. Senza dimenticare che l'Euipo (l'Ufficio dell'Ue per la proprietà intellettuale), con sede ad Alicante, e la Corte di Giustizia dell'Ue hanno definito il marchio 'La Mafia se sienta a la mesa' contrario all'ordine pubblico e offensivo, non solo per le vittime di questa organizzazione criminale e le loro famiglie, ma anche per qualsiasi persona che, nel territorio dell'Unione, incontri questo marchio e possieda soglie medie di sensibilità e tolleranza". "Questo marchio e la sua associazione con lo sport, come se fosse qualcosa di normale, sono quindi qualcosa che non passa inosservato e che provoca in qualsiasi italiano una sensazione di disagio, anche se si trova in un Paese amato e vicino come la Spagna, e che colpisce molte più persone indipendentemente dalla loro nazionalità", conclude l'ambasciatore.

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