L’Associazione tra i familiari e vittime della strage dei Georgofili è venuta a conoscenza solo tramite una agenzia di stampa che lunedì 22 gennaio sarebbero state messe in onda le interviste, raccolte nel mese di marzo da emissari di RaiUno, rilasciate da alcuni rappresentanti della nostra Associazione: nessuno ha però avvertito, nell’immediato né successivamente, in quale contesto sarebbero state utilizzate, in particolare, nel programma “Vittime parallele” condotto dalla giornalista Emma D’Aquino.
Scoprire, sempre e solo dal comunicato stampa Rai, che alla trasmissione parteciperà il colonnello Mori in un ruolo da testimone, se non addirittura di vittima delle proprie vicende processuali, ci sconcerta e ci fa temere di essere stati strumentalizzati, assieme ai nostri morti, per un messaggio che non possiamo certo condividere, anche per l’assenza di ogni contraddittorio.
Anche se è intervenuta l’assoluzione in sede giudiziaria nel processo in cui l’Associazione è stata parte civile, rimane ferma da parte nostra l’assoluta contrarietà per i prolungati contatti tenuti dal generale Mario Mori con esponenti mafiosi negli anni 1992 - 1993, come documentato in sentenze passate in giudicato, nonostante siano stati ostinatamente negati, che hanno sicuramente influito sulla decisione della mafia di alzare il tiro portando le stragi in continente, con la conseguente scia di morte e distruzione, per condizionare le scelte del governo, ma che temiamo possano aver garantito, in cambio della cessazione delle stragi, la sostanziale impunità per decine di anni a capi sanguinari come Provenzano e Messina Denaro e una penetrazione devastante nell’economia reale da parte della criminalità organizzata: aspetti sui quali l’Associazione è da sempre fortemente impegnata per richiedere che si faccia verità fino in fondo.
Anche il Presidente della Repubblica nella giornata in memoria delle vittime del terrorismo dello scorso 9 maggio, pur non riferendosi esplicitamente alle vicende del 1993, ha sottolineato come “una giovane Repubblica che si è trovata a fare i conti con il terrorismo politico; con stragi, talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa”. Evitata la condanna penale, ci aspetteremmo che Mori utilizzasse lo spazio generosamente concesso per dare finalmente un contributo sincero e decisivo alla “verità storica”, raccontando fino in fondo le vicende di cui è stato senz’altro attivo protagonista.
Nel deprecare la scorrettezza professionale di chi non si è curato minimamente di informare dell’uso che si sarebbe fatto delle loro testimonianze, nel rifiutare ogni accostamento con Mori, l’Associazione si riserva di adire alle vie giudiziarie se nel corso della trasmissione emergessero contenuti lesivi dell’onorabilità delle vittime e soprattutto se fossero strumentalizzate le dichiarazioni rese dai propri associati al solo fine di commemorare la strage di trent’anni fa.
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