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Il legale di famiglia: “Fatti dimostrano che Roberto sia stato ucciso perché scambiato per appartenente ad un clan calabrese”

"Portiamo avanti la tesi di omicidio di stampo mafioso per scambio di persona da anni sostenuta da fatti che dimostrano come sia stato ucciso Roberto al posto del sosia appartenente al clan calabrese”. A dirlo è Mariela Mecchi, legale della famiglia del giovane Roberto Straccia, trovato esanime il 7 maggio 2012 sul litorale di Bari, dopo essere scomparso il 14 dicembre 2011.
La verità sulla morte del 24enne residente a Moresco e studente all’Università di Pescara quale omicidio per scambio di persona in implicazione di stampo mafioso, si fa sempre più vicina e concreta. A dare la notizia è stata Paola Pieragostini sulle pagine de il Resto del Carlino (Fermo).
Come ha ricordato la giornalista, la procura di Pescara, che indagò per prima sul caso, chiuse con l’archiviazione di morte per suicidio. Fu così che iniziò il lavoro incessante dell’avvocatessa Mecchi per conto della famiglia del giovane Straccia. Venne coinvolta la procura di Campobasso (che archiviò ugualmente per suicidio) e le procure di Bari e Foggia.
Poi il punto di svolta. Nel 2019, “Mecchi porta alla luce intercettazioni ambientali e telefoniche risalenti a soli pochi giorni dalla scomparsa di Roberto, registrate durante il dialogo tra familiari di un clan della ‘Ndrangheta riguardanti la sorprendente somiglianza somatica tra il giovane Straccia e un giovane appartenente al clan mafioso calabrese in guerra con un clan mafioso foggiano – scrive la Pieragostini -. Due clan mafiosi in guerra per affari criminali e due ragazzi somiglianti come sosia. Uno dei due, era Roberto”.
La commissione parlamentare antimafia nel maggio 2022 “ha chiesto alla procura di Pescara l’acquisizione delle registrazioni delle telecamere in forma integrale degli spostamenti di Roberto mentre faceva footing – ha detto la Mecchi -. La Procura di Foggia, sulla base della dichiarazione di un pentito di mafia, ha aperto un fascicolo d’ufficio per omicidio. Durante le indagini sono emersi fatti ritenuti gravi al punto di trasmettere integralmente gli atti alla direzione distrettuale antimafia di Bari che attualmente è in fase conclusiva di indagini. Il fatto che la procura di Foggia passi, per competenza funzionale, il caso Straccia alla direzione distrettuale antimafia, ha una sola chiave di lettura che la morte di Roberto rientra nell’ordine di un omicidio di mafia e da qui ci aspettiamo un avviso di conclusione di indagini con notifica del ‘415 bis’. Vale a dire, l’identificazione del responsabile o dei responsabili dell’omicidio di Roberto".
"Roberto è mio figlio so da sempre che non si sarebbe mai suicidato - ha detto Mario Straccia -. Questo passaggio legale dimostra che non siamo mai stati visionari. Siamo dentro ad un percorso legale lunghissimo affrontato con l’umiliazione di archiviazioni per suicidio che mi dovranno essere spiegate. Proviamo dolore per questo, ma non rabbia perché crediamo nella verità che si dovrebbe trovare soprattutto nelle istituzioni, incarnate da padri e madri, come me e mia moglie. La differenza è che loro possono trascorrere la Pasqua con i figli accanto. Noi no".

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