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Mafie "al passo con i tempi", si adeguano ai nuovi strumenti tecnologici "come i social e la musica". È il ritratto tracciato dalla Commissione parlamentare Antimafia che, alla fine della scorsa legislatura, ha approvato una relazione, ora pubblica, sul “Regime carcerario ai sensi dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario e modalità di esecuzione della pena intramuraria in alta sicurezza”, confluita nella relazione finale. "Tanti ragazzini disagiati entrano nei clan con spirito imitativo, influenzati anche dalle canzoni, che sempre più spesso esaltano la mafia e la vita agiata dei vari boss - sottolinea la relazione della Commissione parlamentare Antimafia -. I mafiosi postano immagini sui social, postano selfie, in cui viene 'costruita' l'immagine di un 'sé mafioso', un vero e proprio immaginario iconografico. La mafia si racconta dentro TikTok, diventa tendenza, diventa normalizzazione del messaggio perché viene replicata. Una globalizzazione di immaginari violenti e degli immaginari criminali". Nella relazione si sottolinea che "alcuni capi mafia, nonostante siano sottoposti al regime differenziato, sono liberi di gestire i propri affari dal carcere e dare ordini ai loro affiliati in stato di libertà, incrementando così la loro capacità economico-patrimoniale e quella dell'associazione di riferimento". Per questo in una "efficace politica antimafia, un ruolo certo e importante deve essere attribuito anche agli strumenti che sono in grado di spezzare, concretamente, il legame esistente tra il singolo e l'associazione criminale di appartenenza". Ad esempio, "verifiche sulla posizione economico-patrimoniale dei soggetti sottoposti al regime speciale, per comprendere se la capacità economico-patrimoniale degli stessi si sia accresciuta, anche durante la detenzione, e, quindi, poter desumere che stiano continuando a esercitare il loro potere anche dall'interno, allo scopo di intervenire immediatamente e di recidere il loro legame economico con l'esterno".

Foto © Imagoeconomica

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