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È stato un infarto?

L'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena (59 anni compiuti ieri), figlio dell'omonimo imprenditore calabrese noto per aver dato inizio al traghettamento degli scafi nello Stretto di Messina, è morto da latitante a Dubai, in fuga da una condanna definitiva del 2013 a cinque anni e quattro mesi (ridotti in Cassazione a tre anni nel 2014) di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La causa, secondo quanto si è appreso, sarebbe da attribuire ad un infarto. La notizia, diffusasi nel pomeriggio a Reggio Calabria, la città in cui Matacena aveva vissuto prima di trasferirsi a Dubai, è stata confermata dai legali dell'ex parlamentare, Marco Tullio Martino, Enzo Caccavari e Renato Vigna.
Secondo quanto si è appreso, l'ex deputato di Forza Italia era stato già ricoverato nei giorni scorsi in un ospedale perché accusava problemi alla colecisti. Dopo alcuni giorni di degenza era stato dimesso e fatto rientrare nell'abitazione, nel centro di Dubai. Nella tarda mattinata di oggi, però, aveva cominciato ad avvertire fitte dolorose al petto, tant'è che la sua compagna aveva richiesto il soccorso immediato. Il dramma si è consumato velocemente mentre l'ex parlamentare azzurro si trovava sull'ambulanza, poco prima che giungesse al pronto soccorso ospedaliero.

La fuga, la latitanza e la morte
Amedeo Matacena era stato eletto in Parlamento nel 1994 con Forza Italia e confermato nella carica nel 1996, ma poco tempo dopo era incappato nelle maglie della giustizia con il coinvolgimento in un troncone della maxi inchiesta "Olimpia" nell'ambito della quale gli era stata inflitta la condanna definitiva a cinque anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Pena successivamente ridotta dalla stessa Suprema corte a tre anni. Nel 2004 Matacena era stato coinvolto anche in un'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro in cui figuravano come parte lesa alcuni magistrati di Reggio Calabria, ma nel processo che ne era scaturito era stato assolto. Dieci anni più tardi, nel 2014, quando era latitante a Dubai, su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo il gip di Reggio Calabria ne aveva disposto l’arresto nell’inchiesta “Breakfast”. Indagato per intestazione fittizia, quel provvedimento non era più stato eseguito perché non c’è mai stata l’estradizione dagli Emirati Arabi. Perciò, nelle settimane scorse, il gip ha revocato l’ordinanza d’arresto. Per procurata inosservanza della pena, invece, erano stati arrestati l’ex moglie, Chiara Rizzo, e l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, condannati in primo grado rispettivamente a 1 e 2 anni di carcere. Negli ultimi tempi, tra l'altro, Matacena aveva incassato alcuni risultati favorevoli sul piano giudiziario: nei confronti dell'ex parlamentare, tra l'altro, erano stati revocati sia l'ordinanza di custodia cautelare che il sequestro dei beni. Tuttavia una sua possibile estradizione, secondo i magistrati della Dda di Reggio Calabria, era ancora possibile. Ed era stato proprio questo per lui il rischio più grande. Secondo i calcoli fatti dallo stesso Matacena, sarebbe già stato “libero” dal giugno di quest'anno. Secondo altri calcoli, però, la pena sarà estinta solo nel 2023, ovvero dopo 10 anni di mancata esecuzione. Matacena, ad ogni modo, aveva già detto di non voler tornare in Italia una volta estinta la pena per mancata esecuzione. Tuttavia una sua collaborazione con la giustizia, se mai avesse deciso di intraprenderla, avrebbe potuto svelare le connessioni tra ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e altre mafie, con i Sistemi Criminali e con la cosiddetta ‘mafia invisibile’, cioè con quelle parti deviate della massoneria, dei servizi segreti e dell’alta finanza. Su quest’ultimo aspetto ricordiamo che la ‘Ndrangheta detiene una posizione predominante rispetto alle altre organizzazioni criminali, in virtù della sua ricchezza (nell’ordine 100 miliardi di euro l’anno) proveniente dal traffico di cocaina. Un vero e proprio "Stato parallelo”, una sorta di "superassociazione", come definita in una ricostruzione contenuta in un'informativa della Dia di Reggio Calabria finita agli atti del processo Breakfast, dove la ‘Ndrangheta si colloca “al pari di altri componenti di un sistema politico-economico pantagruelico e deviato”.
Ci auguriamo che la magistratura italiana, qualora ci siano le condizioni, possa eseguire un'autopsia sul corpo di Amedeo Matacena, al fine di verificare l'autenticità della causa del decesso.
(Prima pubblicazione: 16 settembre 2022)

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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