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Riceviamo e pubblichiamo questa nota della deputata, e testimone di giustizia, Piera Aiello in merito alla pubblicazione del libro “Io sono Rita”, scritto dall’Associazione antimafie Rita Atria per i tipi della Casa Editrice Marotta e Cafiero.

"In merito all invito a partecipare, anche in veste istituzionale  alla presentazione in Campidoglio del libro “Io sono Rita”, scritto dall’Associazione antimafie Rita Atria per i tipi della Casa Editrice Marotta e Cafiero, desidero esprimere il mio disappunto ritenendo che si tratti di un invito del tutto inappropriato.
Nel libro infatti sono contenuti ampi stralci del diario di Rita Atria oltreché lettere da lei scritte e immagino che, essendo operatrici professionali della comunicazione, le autrici sappiano che i diritti di utilizzazione spettano all’autore e, dopo la sua morte, agli eredi.
Credo sappiano anche che Rita ha due coeredi: la sorella Anna Maria - professionalmente associata al nome e all’immagine dell’Associazione “Antiamafie Rita Atria” - e la nipote (oltre che mia figlia) Vita Maria che con Rita (insieme a me) ha convissuto sino al 25 luglio 1992 condividendone le scelte di vita, di legalità e giustizia.
Immagino inoltre che le autrici abbiano ricevuto la diffida fondata sui principi di diritto che - pur volendo prescindere da ragioni di carattere ideologico - regolano la loro pubblicazione: l'articolo 24 l. aut. che attribuisce ai coeredi il diritto (anche morale) di pubblicare opere inedite oltre all'articolo 115 e ss. l. aut. che regolano la comunione.
Immagino infine che sappiano che i diritti che stanno violando sono quelli di mia figlia Vita Maria, coerede e contitolare di tali diritti la cui figura hanno deliberatamente rimosso.
Ebbene, a fronte di tutte queste circostanze e in spregio della legalità, proseguono tuttavia nell'attività di promozione e diffusione del loro libro. Non solo. Affermano pubblicamente nel loro sito che hanno ottenuto l’autorizzazione a pubblicare legittimamente da Anna Maria quale unica titolare di tali diritti contrariamente al vero.
Come posso intendere dunque il loro invito se non come un tentativo di provocazione inaccettabile?
Aggiungo infine che non concordo neppure sulle asserite finalità della loro pubblicazione.
Ho infatti vissuto con Rita (e con Vita) fino al suo ultimo giorno condividendo con lei le difficili scelte di vita e l’isolamento da tutti i membri della famiglia.
Ho eseguito - io e non la sorella Anna Maria - le ultime volontà che Rita ha lasciato scritte nel diario e ne ho sostenuto tutte le spese.
Ho acquisito infine tutti gli atti giudiziari chiedendo di essere audita come persona informata sui fatti.
L’unica ragione di apprezzamento del libro, a mio parere, risiede nella sconfessione delle accuse di aver plagiato Rita trascinandola a collaborare con la giustizia che Anna Maria insieme alla madre Giovanna Cannova mi hanno sempre rivolto. Nella lettera che Rita scrive alla sorella appare infatti evidente la sua sincera e autentica volontà di denunciare la mafia e la sua autodeterminazione nell'intraprendere un percorso totalmente opposto rispetto a quello vissuto con la sua famiglia.
Insomma, ritengo che si tratti di una pubblicazione destinata essenzialmente a promuovere l'Associazione Rita Atria oltreché a produrre proventi (che per il 50% spetterebbero a mia figlia) la cui destinazione resta sconosciuta.
Alla luce delle considerazioni esposte non ritengo pertanto opportuno accostare la mia immagine istituzionale e personale a soggetti o a enti che stanno calpestando i diritti di mia figlia e insieme non tengono in considerazione l'eredità morale di Rita.
Non posso quindi che declinare l'invito auspicando tuttavia un segno di ravvedimento. Distinti Saluti".

Foto © Deb Photo

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