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"Qui a Catania è stato avviato un progetto per i giovani 'liberi di scegliere', un progetto che merita non solo di essere ripetuto, ma potenziato vendo finanziato non più dalla Cei, ma dallo Stato". Lo ha detto a Catania il presidente della commissione parlamentare antimafia nazionale, Nicola Morra, durante la visita dell'organismo nel capoluogo etneo. La questione giovanile è stata argomento della commissione nazionale antimafia tramite le audizioni con il presidente del tribunale dei minori di Catania Roberto Di Bella. "Questa è un'iniziativa - ha aggiunto Morra- per la quale si sottraggono giovani a famiglie in cui il contesto mafioso è tale da gravare sul minore in maniera oppressiva da sottrargli libertà di scelta, per cui venendo sottratto al contesto e con il consenso dei familiari al minore trasferito in altra realtà viene data la possibilità di scegliere". "Perché altrimenti - ha osservato Morra - se tu nasci in contesti in cui al 99 per cento respiri la mafia, è ovvio che poi pensando mafiosamente tu agirai mafiosamente e il tuo futuro sarà segnato semplicemente per il nome e il cognome che porti". "In questo modo - ha evidenziato - vorremmo che lo Stato rimuovesse quegli ostacoli che impediscono ad ognuno di noi di potersi realizzare come persona assumendosi l'onere dell'educazione del giovane al di fuori di un contesto che è gravato da una storia soffocante e oppressiva". "Soprattutto nelle famiglie di 'Ndrangheta, ma anche in quelle di Cosa nostra - ha concluso - non si scherza, c'è una sorta di destino familiare, di status genetico per cui se nasci 'da' devi essere anche tu, al pari di tuo padre, mafioso". Morra, infine, ha fatto pure l'esempio dei fratelli Graviano che "hanno avuto prole pur essendo al 41 bis, ma dalla legittima consorte perché nella mentalità mafiosa sia capace di replicare le gesta del padre".

Foto © Imagoeconomica

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