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"Mio padre è stato un magistrato moderno, le sue intuizioni e i suoi metodi di indagine innovativi lo hanno reso uno dei padri dell'ordinamento antimafia che ancora oggi applichiamo". A dirlo è stata Caterina Chinnici, magistrato ed europarlamentare, oggi a Palermo, nel corso della presentazione dello spettacolo teatrale che racconta la figura del padre, magistrato ucciso dalla mafia con un'autobomba il 29 luglio del 1983. "Faceva scelte dirompenti - ha ricordato -, andava oltre gli schemi. Quella di allora era una Palermo indifferente e acquiescente, dove la parola mafia non era neanche pronunciata. Lui e quei pochi colleghi componenti del gruppo di lavoro poi denominato pool antimafia erano incompresi e isolati, anche in senso culturale. Questo clima nel quale lavoravano fu poi definito una palude da Paolo Borsellino. Ma in questo clima mio padre non perse mai la spinta morale per portare avanti quel suo impegno che, sì, era professionale, era servizio alle istituzioni e alla collettività, ma era anche un impegno sociale". E ancora, come riportato dall’agenzia Dire: "Molti suoi colleghi credevano che il tempo passato nelle scuole a parlare con i giovani fosse tempo perso ma lui era fermamente convinto che l'acquiescenza al sistema dovesse essere combattuta sul piano sociale, sia con politiche contro il disagio che attraverso il messaggio culturale. E lui, andando controcorrente, scelse di fare la propria parte rivolgendosi ai giovani - ha concluso l'europarlamentare -. Per informarli, perché credeva in loro. Credeva che se messi in condizione di studiare e conoscere avrebbero saputo scegliere liberamente il proprio percorso di vita, e che la forza della loro intelligenza li avrebbe resi cittadini consapevoli. Ed è quello che credo anch'io".

Foto © Imagoeconomica

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