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"Pensare che parliamo di intimidazioni mafiose in un ambiente sociale così modesto ci fa un po' sensazione. In generale leggendo le cronache si pensa a grossi gruppi imprenditoriali che devono venire a patti o a importanti funzionari pubblici. Il fatto che ci sia anche in ambienti come questo porta a un velo di inquietudine perché vuol dire che potrebbe essere dappertutto e parliamo di una regione in cui ci ostiniamo a voler credere che non ci sia nessuna penetrazione degli ambienti criminali". Sono le parole del Procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo (in foto), durante un incontro a Trieste in merito all'indagine della Dia e Guardia di Finanza del capoluogo giuliano - avvenuta nella giornata di ieri - che ha portato alla luce un meccanismo di estorsione aggravata dal metodo mafioso attuato da alcuni soggetti, alcuni dei quali erano risultati già in passato come contigui a un sodalizio criminale camorrista, attivo in Friuli Venezia Giulia e Veneto orientale, nell'ambiente dei venditori ambulanti. “È un'indagine importante - ha sottolineato il procuratore - perché è la prima volta, a mia memoria, a Trieste che un giudice riconosce l'esistenza dell'aggravante del metodo mafioso" nelle fasi preliminari.

Le vittime delle intimidazioni di stampo mafioso portate alla luce dall'indagine, "non sono uscite spontaneamente allo scoperto; non hanno rivelato loro i fatti, ci siamo arrivati noi". "Ma quando li abbiamo sentiti - ha proseguito De Nicolo - non hanno esitato a raccontarci le cose come stavano e le hanno dipinte con modalità tali che ci hanno convinto sulla bontà delle nostre intuizioni iniziali". Il procuratore, inoltre, ha affermato di aver individuato un "raggio di speranza" nel fatto che "al timore di denunciare non si accompagna il timore di deporre". Antonio De Nicolo ha anche voluto lanciare "un messaggio di fiducia a tutti coloro che possono ritenersi vittime di qualcosa del genere anche in altri settori della regione Friuli-Venezia Giulia: noi ci siamo. Laddove ravvisiamo il metodo mafioso noi interveniamo". "Da cittadino del Friuli Venezia Giulia - ha concluso - non vorrei dire che" quanto emerso "si tratti della punta di un iceberg, ma se lo fosse trova degli investigatori pronti anche ad andare sotto la superficie".

Foto © Imagoeconomica

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