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"Quando vado nelle scuole dico ai ragazzi: abituatevi, sin da piccoli, che quando subite un sopruso è importante chiedersi perché non si è avuto il coraggio di reagire, inteso come evidenziare un fatto in modo che esso non si perpetui. Se non avete reagito, gli dico, tornate a casa e chiedetevi di fronte allo specchio perché non vi siete difesi e cosa farete se dovesse ricapitarvi. Questo è quello che ho fatto io da ragazzino. E, da allora, penso che tra la vita e il subire preferisco mettere a rischio la vita. Anche se, ovviamente, so che non tutti possono pensarla così". Ad affermarlo ieri, intervenendo durante il consiglio comunale straordinario di Viterbo dedicato alla legalità, è stato Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. "La libertà è un patrimonio da difendere - ha aggiunto - i fatti di Mafia non devono essere lasciati correre, ma trattati come atti gravi che possono protrarsi nel tempo. La partenza è sempre la medesima: un gruppo criminale che, una volta arricchito, tende a fare il salto di qualità, soprattutto quando riesce a stringere alleanze". De Raho ha invitato la cittadinanza a denunciare i sodalizi criminosi, aiutando, in questo modo, le indagini degli inquirenti: "E' importante che la popolazione sappia e denunci. Se non si fosse consentito alla Mafia di fare quello che ha fatto, non avremmo avuto una organizzazione che si sarebbe permessa di sparare, di mettere le teste di maiale di fronte alle abitazioni o incendiare autovetture. Se i cittadini avessero fatto il loro dovere, tanti omicidi e tante stragi nel nostro Paese non ci sarebbero state. L'omertà è uno dei pilastri della forza della Mafia". Il procuratore antimafia si è infine soffermato sul rapporto tra clan e attività industriali e commerciali: "In un periodo di pandemia come quello che Viterbo e tante altre città hanno vissuto, tante attività economiche- probabilmente - saranno in procinto di essere cedute. Un monitoraggio sulle attività economiche deve essere fatto, perché è necessario che la città sappia chi vuole vendere, senza consentire che una situazione di difficoltà escluda dal territorio coloro che le hanno sempre esercitate. E' necessario che i fondi pubblici, in parte, sostengano coloro che non ce la fanno ad andare avanti. Guai se andassero alle mafie".

Foto © Imagoeconomica

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