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«Venerdì ho presentato un’interrogazione scritta al ministro dell’Interno per chiedere spiegazioni in merito all’assurda decisione della Commissione centrale ex art. 10 (legge 82/1991) di revocare le misure speciali di protezione a Ignazio Cutrò (al centro). Imprenditore e testimone di giustizia dal 2006, Cutrò ha contribuito con le sue denunce all’arresto dei fratelli Panepinto e all’istruzione del relativo processo “Face off”. Procedimento in cui i Panepinto sono stati riconosciuti responsabili di minacce, estorsioni, danneggiamenti in ambito edilizio, incendi e associazione mafiosa. Gli stessi risulterebbero inoltre imputati per omicidio. Ma c’è di più, perché dalle intercettazioni emerse nell’ambito della inchiesta cosiddetta “mafia della montagna”, risultano parole agghiaccianti pronunciate dal presunto capomafia di San Biagio Platani, Giuseppe Nugara (oggi al 41 bis): “Appena lo Stato si stanca... che gli toglie la scorta poi vedi che poi….”. Intercettazioni che gli organi preposti alla valutazione di rischio per l’incolumità di Cutrò hanno omesso di comunicare, tanto che lo stesso testimone di giustizia non ne è stato mai informato. Viste le circostanze, ritengo inaccettabili le decisioni prese e la complessità di quanto accaduto mi ha spinto a chiedere l’audizione in Commissione Antimafia sia del prefetto di Agrigento sia, nuovamente, dello stesso Cutrò. Non possiamo permettere che una vittima della mafia diventi anche vittima dello Stato». A dichiararlo è Piera Aiello, deputata del gruppo Misto, membro della Commissione Antimafia a Montecitorio e da anni sotto scorta per minacce mafiose.

Foto © Imagoeconomica

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