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Mentre tutta Europa si prepara a richiudere, i narcos stanno inondando il vecchio continente con quintali di cocaina

Crisi per le mafie ha sempre significato opportunità. La crisi economica così come quella sanitaria non ha interrotto le attività dei cartelli del narcotraffico, sempre attenti a non lasciare a bocca asciutta gli Stati Uniti e l’Europa, i due principali mercati mondiali. Forti di nuove rotte, utilizzate durante il lockdown della scorsa primavera, i narcos si sono già preparati ad affrontare le nuove strette alla circolazione imposte nei vari continenti del pianeta per contenere la nuova ondata di contagi.
Già a fine maggio, l’Office on Drugs and Crime delle Nazioni Unite aveva segnalato in un rapporto riservato che il traffico di cocaina era addirittura aumentato durante la fase di lockdown. Non potendo utilizzare le imbarcazioni commerciali per nascondere la droga, i narcos avevano virato su sommergibili e barche private in modo da essere indipendenti rispetto alle grandi ditte di trasporto internazionali, le cui navi sono rimaste ferme nei porti. “Le misure messe in atto per contrastare l’epidemia hanno avuto un effetto a brevissimo termine sulla diffusione della cocaina” – spiega un documento firmato dall’Europol di maggio. Il motivo è semplice: partendo dal Sud America sono necessarie dalle 4 alle 8 settimane di navigazione per raggiungere l’Europa. Di conseguenza è probabile che persino le poche navi da carico a cui è stato concesso di mettersi in viaggio abbiano attraccato nel vecchio continente quando il lockdown era già terminato.
Nemmeno gli indios, sfruttati dai narcos colombiani per il trasporto della cocaina oltre il confine panamense, hanno incontrato più difficoltà del solito ad oltrepassare la frontiera sfruttando i sentieri occulti del Parque Nacional del Darien. Insomma, le misure di restrizione contano per tutti ma non per i narcos. Difatti, nel primo semestre del 2020 le operazioni antidroga in Europa (soprattutto in Italia) sono decisamente aumentate rispetto allo stesso dato del 2019. Ad esempio, nel porto di Anversa, importante punto d’ingresso delle sostanze stupefacenti in Europa (assieme a Gioia Tauro e a Rotterdam), sono state sequestrate 1,1 tonnellate di cocaina (provenienti dal Brasile) tra marzo e maggio. Più del doppio rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.
Spiega il rapporto dell’Europol: “I trafficanti di droga contavano su una riduzione del numero di ispezioni per questo hanno aumentato i propri sforzi per spostare i carichi di stupefacente utilizzando solo spedizioni marittime transatlantiche dirette in Europa”. Proprio per questo, ipotizzavano i tecnici dell’UN che l’Europa, con la graduale riapertura delle frontiere, sarebbe stata invasa da una quantità spaventosa di droga di alta qualità e a basso prezzo. Motivo per cui le principali agenzie mondiali di contrasto al narcotraffico sostengono che il 2020 potrebbe essere l’anno con il maggior numero di cocaina sequestrata in Europa dall’inizio del millennio, un mercato che l’Europol stima possa generare 10 miliardi di dollari solo per la vendita della ‘dama bianca’.
La stessa tecnica di occultamento della droga durante il trasporto è cambiata. Secondo i dati raccolti dalla Federal Police belga, i narcos non nascondono più lo stupefacente in container contenenti altra merce, tenendo all’oscuro l’esportatore e l’agenzia di trasporto, ma preferiscono camuffare la cocaina all’interno del carico, spesso utilizzando compagnie compiacenti o direttamente controllate dai cartelli.
Secondo OCCRP, infatti, l’industria mondiale della cocaina è quella che meglio si è adattata alle restrizioni imposte per fronteggiare l’epidemia “più di ogni altro business legale”.
Proprio per questo, dato che il distanziamento sociale e le misure di contenimento hanno ridotto la possibilità di incontro tra le persone, le organizzazioni criminali hanno deciso di distribuire la droga sul territorio tramite servizi di delivery. Facendo un giro sul Deepweb si possono incontrare decine di siti e centinaia di venditori da cui acquistare comodamente sul divano di casa qualsiasi genere di droga presente sul mercato. È sufficiente fornire un indirizzo e il gioco è fatto. Il pagamento si effettua tramite bitcoin, i quali spesso e volentieri vengono trattenuti da una piattaforma terza in forma anonima fino a spedizione avvenuta. In questo modo l’acquirente riceve persino più garanzie di quelle che potrebbe ottenere facendo un ordine su Amazon o Ebay. Nelle ultime settimane, infatti, sono aumentati a vista d’occhio le inserzioni che pubblicizzano ‘cocaina colombiana’ nel darkweb, offrendo non solo una spedizione in tempi rapidi ma persino prezzi molto più convenienti rispetto a quelli praticati in strada. Oppure, segnala un dossier dell’Europol pubblicato a maggio, vi è sempre la possibilità del dead drop, spesso usato in Russia e nell’Europa dell’Est. Grazie a questa tecnica, il venditore si accorda con l’acquirente tramite un messaggio di Telegram sul luogo dove nasconderà lo stupefacente così in tutta comodità e senza rischi di essere acciuffato il compratore potrà mettere le mani sulla droga ordinata.
In altre parole, la pandemia sta aiutando i cartelli del narcotraffico ad evolversi. La consegna a domicilio, il minore utilizzo del contante come forma di pagamento e l’acquisto di droga sfruttando le reti di darknet o sui social grazie alle chat crittografate è probabile che diventino la norma nella nuova realtà post pandemia.
Un mondo che raggiungeremo dopo aver bruciato decine di milioni di posti di lavoro e carrettate di miliardi di dollari, mentre i narcos – dal canto loro – saranno ricchi come mai sono stati finora.

In foto d'archivio: ingente sequestro di cocaina da parte dei carabinieri © Imagoeconomica

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