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Roma. Per affrontare la crisi ''verranno riversate decine e decine di miliardi di euro che faranno gola alle organizzazioni criminali. Non possiamo però dire che non devono arrivare, ma è necessario che arrivino e dobbiamo entrare in campo motivati per vincere. Non può passare che quando la mafia si muove o assume decisioni queste sono certe, mentre quando lo stato assume una decisione è provvisoria se non effimera''. Lo ha detto a Timeline, su Sky TG24 il direttore della Direzione Investigativa Antimafia Giuseppe Governale. In questo periodo post Covid il faro della Dia è acceso ''sulla necessità di eliminare il più possibile le farraginosità burocratiche. Bisognerà certamente controllare, però bisognerà assumere una strategia di prevenzione antimafia adattativa, cioè adattarsi alla scenario di volta in volta. Se schematizziamo troppo la controparte capisce lo schema, gioca e ci mette in difficoltà, anche perché di solito loro vanno molto più velocemente di noi. Quando un capo della 'ndrangheta dà un ordine dopo un minuto è eseguito, noi invece abbiamo dei lacci e lacciuoli che rappresentano certamente un presidio di legalità, ma che non possono irrigidire lo schema di riferimento''. ''È il momento delle scelte - ha aggiunto il generale Governale -. Avremo necessità di una classe dirigente che si muova secondo il principio della responsabilità. Potremmo trovarci ad affrontare situazioni tipo Expo 2015 che abbiamo affrontato bene e se ci sono state irregolarità sono state fisiologiche. Anche sul ponte Morandi l'attenzione non è scemata e tutto è andato bene''.

Adnkronos


MAFIE. DIA: NEL FOGGIANO FENOMENO PIÙ VIOLENTO E AGGRESSIVO RAPPORTO EVIDENZIA "ASSENZA DI UNA CONNOTAZIONE VERTICISTICA PRECISA"
Bari. "La Puglia e' la regione, dopo la Sicilia, in cui e' presente il maggior numero di articolazioni della Direzione investigativa antimafia". È quanto si legge nel rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia consegnata al Parlamento e relativa agli ultimi sei mesi dello scorso anno. È la provincia di Foggia tra le pugliesi quella "in cui, ancora una volta, il fenomeno mafioso ha manifestato le forme piu' acute di violenza e aggressivita' - prosegue il report -. La recrudescenza delle attivita' criminali e del racket estorsivo, registrata nel foggiano durante tutto il 2019 e culminata, nel mese di dicembre, in una serie di gravi atti intimidatori, continuati anche nelle prime settimane del nuovo anno, ha comportato costanti reazioni da parte delle forze di polizia e degli organi giudiziari e amministrativi, nonche' un potenziamento dei dispositivi di prevenzione e controllo del territorio da parte del ministero dell'Interno, con l'invio di contingenti straordinari di personale". La provincia di Foggia rappresenta - prosegue il rapporto - "un ambiente criminale complesso, in cui una piu' evoluta mafia degli affari va a coniugarsi con il familismo tipico dei clan foggiani, dove e' evidente l'incapacita' di darsi una configurazione gerarchica condivisa (con qualche eccezione per la mafia cerignolana) e con la propensione (mutuata dal mondo agro-pastorale e dalla camorra cutoliana) a garantire, con particolare efferatezza, il rispetto delle regole nei rapporti interni tra le diverse organizzazioni criminali".
Nel report si evidenzia che l'assenza di una connotazione verticistica precisa potrebbe essere alla base della "intensa aggressivita'" registrata nell'ultimo semestre del 2019. Violenza usata per "ristabilire gli equilibri di forza da parte di quei gruppi maggiormente destabilizzati, sia sul piano operativo che decisionale, dai numerosi arresti e dalle violente faide interne che ne hanno decimato gli organici, i cui vuoti, peraltro, sono stati costantemente risanati dalle giovani leve", spiegano gli investigatori che sottolineano anche "una spiccata vocazione imprenditoriale" dei gruppi criminali che hanno "una tendenza anche a operare fuori regione, specie per il traffico degli stupefacenti e per il riciclaggio di capitali". È emersa una "significativa ingerenza nella gestione della cosa pubblica", specie nei Comuni sciolti per mafia di Manfredonia e Cerignola dove sono "state create, in entrambi i casi, complesse reti relazionali di amicizie, frequentazioni e cointeressenze tra amministratori comunali, dipendenti dell'ente locale e soggetti appartenenti o contigui a famiglie malavitose, le quali grazie a tali rapporti hanno beneficiato di favori nell'acquisizione di pubbliche commesse, negli affidamenti del patrimonio comunale o nell'esercizio di attivita' commerciali".

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