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Il presidente della Camera: “Mai abbassare l’attenzione”
di AMDuemila
Era la notte tra il 26 e 27 maggio 1993 quando a Firenze, alle ore 1:04, esplose una bomba in Via dei Georgofili che danneggiò gravemente parte della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano, distruggendo per sempre alcune opere d'arte, ma soprattutto stroncò la vita di Dario Capolicchio, 22 anni, bruciato davanti agli occhi della fidanzata Francesca Chelli, e della famiglia Nencioni: Fabrizio, la moglie Angela Fiume e le due bimbe Nadia, 9 anni, e Caterina, 50 giorni, oltre a una quarantina di feriti. E’ proprio la scorsa notte, nelle forme consentite dalle disposizioni di sicurezza anti-Covid, che c’è stata la commemorazione della strage mafiosa. Dalla mezzanotte e mezzo un piccolo corteo si è mosso da Palazzo Vecchio al luogo dell'attentato, al quale erano presenti il vicesindaco Cristina Giachi, il prefetto Laura Lega, e l'assessore regionale alla presidenza Vittorio Bugli. All’ora dell’esplosione è stata deposta una corona dal sindaco di Firenze sotto la lapide che ricorda l'attentato mafioso, presente anche il gonfalone del Comune e una rappresentanza dei vigili urbani. Oltre a questo, questa mattina, al cimitero della Romola, altra cerimonia con la deposizione di corone di fiori sulla tomba della famiglia Nencioni, originaria del paese. "Il loro ricordo, indelebile nei nostri pensieri - ha detto il sindaco di San Casciano Val di Pesa, Roberto Ciappi - si deve tradurre in un'azione quotidiana di contrasto alla violenza, alla prevaricazione, alla mafia che dobbiamo combattere cercando di essere cittadini migliori, esprimere senso civico e responsabilità solidale, attenti a non mostrare indifferenza di fronte alle ingiustizie e qualunque forma di illegalità”. Presenti tra gli altri al cimitero, l'assessore alla cultura della legalità del Comune di Firenze Alessandro Martini, e il presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime Luigi Dainelli, che è anche lo zio di Nadia e Caterina Nencioni.
A ricordare la strage è stato anche quest’oggi il presidente della Camera, Roberto Fico. "Il lungo iter processuale - ha detto - definì la matrice mafiosa di una strage che ha spezzato affetti e distrutto progetti e percorsi di vita. La città di Firenze ha sempre vivo il ricordo di tanto ingiustificato orrore. Un ricordo che non può essere disgiunto, soprattutto nei familiari delle vittime e in coloro che quella tragedia l'hanno personalmente vissuta, dalla legittima aspettativa di una piena verità su tutte le responsabilità, anche storiche e politiche, legate a quell'evento. È necessario non abbassare mai il livello di attenzione rispetto alla mafia: la democrazia, la nostra vita di comunità, vanno costantemente difese ed alimentate". Secondo Fico noi “siamo sempre chiamati a confrontarci con nuove sfide, ma ciò che deve sostenerci, anche nei momenti più difficili, è la consapevolezza di essere figli di una straordinaria storia di resistenza e resilienza rispetto ad avversari temibili e a pericolose minacce: la dittatura, i terrorismi, le mafie; una storia che ci ha lasciato in eredità la Carta costituzionale, con inestimabili valori di libertà e di democrazia, e di cui sono stati protagonisti, nelle pagine sulla lotta alla criminalità organizzata, uomini speciali come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino". "È questa consapevolezza, soprattutto, che deve aiutarci a guardare con fiducia al nostro futuro - ha concluso Fico - mantenendo sempre salde, e non negoziabili, le nostre ambizioni di giustizia e solidarietà”.

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